
Ma sono venuti o ce li hanno mandati? I terzi per i presidenti di Regione, ovviamente, dopo la giravolta di Fratelli d’Italia. Per mesi, con parole e opere (vedi impugnazioni di leggi in Cassazione) il partito di maggioranza relativa ha detto un fermo no, all’addio di consentire ai governatori un giro in giostra ulteriore dopo i primi due. Azioni “ad personam”, anzi “contra personam” poiché l’obiettivo era quello di tarpare le ali per il terzo volo trionfale di Luca Zaia alla guida del Veneto. Perché La Serenissima faceva gola a Fdi. E con qualche motivo visto che non amministra alcun territorio del Nord, dove la Lega la faceva da padrone. Dopo mesi di braccio di ferro con il Carroccio e la resa di quest’ultimo annunciata da Salvini (il terzo mandato non lo vuole nessuno, neppure i partiti di opposizione) ecco la svolta, preannunciata da Giovanni Donzelli, responsabile organizzativo dei Fratelli e iscritto al “cerchio magico” di Giorgia e innestatasi nel dibattito interno al centrodestra.
Detto che, vista la Brancoleonata dell’opposizione sui referendum, la maggioranza può continuare a litigare in serenità e senza disturbo alcuno, viene da chiedersi cosa ci sia dietro questa svolta. L’unica spiegazione possibile è quella di avvelenare i pozzi dell’avversario politico con la conseguenza, magari di portarsi a casa qualche regione “blindata” , in particolare la Campania, ma anche la Puglia.
Nelle terre napoletane esiste infatti un caso speculare a quello di Zaia e riferito a Vincenzo De Luca, presidente uscente al secondo mandato. Lo stop indotto dal governo alla legge che gli avrebbe consentito di ricandidarsi avrebbe stoppato un potente “cacicchio” inviso alla segretaria Dem Elly Schlein e aperto la strada a Roberto Fico, ex presidente della Camera in quota Cinque Stelle e candidabile dal “campo largo”. La retromarcia di Fdi sul terzo mandato, che anche con il no di Forza Italia rende questa opzione maggioritaria nel centrodestra, rimette in circolo De Luca. Che, vista la popolarità sul territorio avrebbe buon gioco a rivendicare la propria permanenza in campo con le insegne della coalizione oppure in solitaria, con la certezza di fare perdere la Campania al centrosinistra dopo decenni di governo.
Meno dirompente la situazione in Puglia, dove il governatore uscente Michele Emiliano, anch’egli al secondo giro con un contorno di scandali e inchieste giudiziarie, avrebbe lasciato il posto a Giovanni De Caro, ex sindaco di Bari, eletto con un consenso rilevante al Parlamento europeo e grande favorito nell’elezione regionale.
Se la strategia di Fratelli d’Italia è questa vorrebbe dire che, oltre a rasserenamento dei rapporti con Lega, in cambio della rinuncia ad alcune presidenze del Nord (oltre al Veneto ci sarebbe anche il Friuli dove ora governa l’altro leghista Massimiliano Fedriga al secondo mandato) si potrebbero sottrarre all’avversario due Regioni del Sud i cui candidati presidenti sarebbero di certo indicati dai “meloniani”. In questo valzer però finirebbe per ballare la Lombardia dove si voterà nel 2028. Difficile pensare, infatti, che FdI rinunci comunque a governare neppure un territorio al di sopra del Po. E tolti Veneto, Friuli e provincia autonoma di Trento (dove impera il leghista Maurizio Fugatti), non restano che Piemonte e Lombardia. Ma Torino, con Alberto Cirio, è l’unica casella di Forza Italia. Perciò… Ragionamenti da pazzi, dite? Appunto. Sono venuti o ce li hanno mandati?
@angelini_f
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