Ora sono certo che ad affondare la viabilità cittadina dalla tolda di palazzo Bovara non è il “Gatto”, democraticamente eletto, ma una Tartaruga messa lì come una statua di marmo, simbolo e specchio di un disagio che non risparmia nessun automobilista: quale che sia l’ora del giorno, il suo mestiere, il genere, mamme in carriera e casalinghe, nonni arzilli che rinnovano la patente per accompagnare i nipotini nella quotidiana giostra tra asilo, scuola, attività sportive e del tempo libero. Quando la Tartaruga rallenta troppo, le subentra il Bradipo che in quanto a ritmo è un competitore coi fiocchi. Vedrete quando nevica.
Me lo ha confermato un’amica che impiega un’ora spaccata per accompagnare la figlia agli allenamenti di calcio, dalla chiesa della Vittoria al Bione. Dopo gli scavi del teleriscaldamento, inevitabili, che hanno tenuto banco per mesi e mesi, adesso è scoccata la tempesta perfetta, piovuta dal cielo per cadenzare feste e festività. Un labirinto che ti sorprende a ogni curva, rotatoria e semaforo, al punto che un collega metropolitano, col traffico nelle arterie, mi ha confessato che mentre tentava di entrare a Lecco per un’escursione domenicale, il suo navigatore disorientato gli ha chiesto di scendere.
Va da sé che se un turista s’avventura sulle nostre strade, per fare shopping a Lecco, alla terza bestemmia si fa il segno del cristiano e si rifugia in un centro commerciale. È inutile ricordare che lo scorrimento e i flussi viabilistici sono il fulcro del consenso e se anche hai in dote la cappella Sistina, ma ci metti mezza giornata per raggiungerla, rinunci all’arte perché la vedresti col collo storto.
A questo punto vorrei tentare di guardare alla mia città senza pregiudizi, tra le luci e le ombre di questo mese che ci aspetta. Proviamo una sorta di pagella, nonostante sia uno strumento scolastico da me detestato, perché superficiale e sbrigativo e soprattutto s’affida più ai numeri che ai giudizi. Piena sufficienza per il Capolavoro, ereditato dall’ex prevosto Davide Milani e rimasto tuttavia una mosca bianca: paradossalmente si è trasformato in un bene di consumo. Voto contraddittorio per la pista del ghiaccio, inventata dal sindaco Bodega nel secolo scorso. Se ascolti mamme e bambini, ne escono gaudio e ringraziamenti, ma se la valuti sul piano estetico e urbanistico è un errore da matita rossa. Ai miei occhi, specie ora che è proposta in versione “XXL”, è più un baraccone che un impianto. Messa lì poi davanti al monumento di Garibaldi e al teatro della Società, fresco di apertura e di un promettente cartellone, è un pugno allo stomaco per chi ha appena respirato l’aria fresca della riapertura. Approfitto per dire che il Giuseppe nazionale lo sposterei in mezzo alla piazza. A proposito: forse vi è sfuggito che nell’ex Deutsche Bank sorgerà un albergo di lusso chiamato a surrogare il fallimento dell’operazione municipio. La nostra piazza, nonostante l’adiacente sfolgorante albero natalizio, sarebbe l’ideale per un cinepanettone di terza categoria. E se bendato, per proteggermi dall’obbrobrio, proseguo fino in piazza Cermenati, mi trovo dritto in bocca ai salami e ai formaggi, peraltro assai costosi, delle casette che nulla hanno da spartire con quei mercatini raffinati che ogni anno richiamano migliaia di turisti fra il Tirolo e il Trentino. Bocciatura solenne, anche perché il cattivo gusto non si emenda e viene reiterato. Rubare lo stile e l’inventiva di altri luoghi non è un reato, anzi è una virtù. È copiare, il vero peccato. Sono pronto a regalare un panettone artigianale (se ne va almeno un cinquantello al chilo) a chi mi convince del significato natalizio di Churros, tipico dolce di Madrid. Sappiamo che ormai il Natale è una parentesi tra gli sconti del black friday e i saldi, un pretesto per spendere la tredicesima tra cascate d’affettato e tranci d’affetto. Vi risparmio la morale sul consumismo. Altri hanno titolo e pulpito più autorevoli della mia indignazione passeggera. A pieni voti l’azione puntuale e che troppi danno per scontata degli Amici di Lecco che, mentre si brancola nel buio, con le luminose proiezioni sulle facciate in centro regalano emozioni e lampi e immagini che t’illudono per un attimo di non essere in un paesotto.
Ma c’è una domanda di fondo che sempre ricorre: perché non si convergono le attività commerciali, le giostre, le bancarelle, il mercato permanente, parcheggi e servizi dignitosi a quella Piccola che proprio il sindaco Gattinoni aveva postato in cima al suo programma volendone fare il quattordicesimo rione della città? C’ero anch’io alla conferenza stampa celebrata con la fanfara alla vigilia delle elezioni che lo incoronarono per 31 voti. Che fine ha fatto quel lungimirante progetto che garantirebbe una Lecco più organizzata e ordinata e potrebbe a Natale diventare un villaggio per visitatori di qualsiasi palato?
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