«Bilanci d’acciaio»: Lecco capitale delle trafilerie, ma il settore soffre

In Camera di Commercio a Lecco presentati i dati del settore, contenuti nella 17ma edizione di “Bilanci d’acciaio”, la rilevazione annuale realizzata dall’ufficio studi di Siderweb con l’Università di Brescia. Evidenziata una contrazione dell’Ebitda e dell’utile netto, nonostante la solidità patrimoniale. Influiscono i costi di energia e rottame.

Lecco

In linea con l’andamento dell’intero settore siderurgico, le trafilerie, settore di cui Lecco è capitale nazionale per un fatturato di circa 2,6 miliardi di euro, sono in rallentamento.

Lo rileva Siderweb che oggi in Camera di Commercio a Lecco ha presentato i dati del settore, contenuti nella 17ma edizione di “Bilanci d’acciaio”, la rilevazione annuale realizzata dall’ufficio studi di Siderweb con l’Università di Brescia per indagare in chiave strategica e prospettica i risultati economico-finanziari della filiera siderurgica, attraverso lettura e interpretazione dei bilanci 2022-24.

Siderweb ha organizzato l’incontro dal titolo “Tripla sfida per le trafilerie” in collaborazione con la Camera di Commercio Como-Lecco e con le sponsorizzazioni di Bper Banca, Regesta, Coface, Caleotto e Sas Engineering and Planning.

Dopo i saluti e l’introduzione ai lavori con Paolo Morandi (Ceo Siderweb), Ezio Vergani (presidente dell’ente camerale) e Paolo Gambarini (responsabile ufficio Imprese Corporate Bper Banca), sui risultati delle trafilerie 2022-2024 è intervenuto Claudio Teodori (Università di Brescia), seguito da Stefano Ferrari, responsabile ufficio studi Siderweb, che ha fatto il punto sul commercio estero tra Cbam (Carbon border adjustment mechanism, in sostanza la tassa sul carbonio per i beni importati da Paesi extra Ue).

Emanuele Norsa (coordinatore contenuti Siderweb) ha presentato le attese per il 2026 sulle materie prime e Alfredo Schweiger (direttore tecnico Federacciai) è intervenuto sullo stato dell’arte del Cbam con presentazione in apertura della tavola rotonda a cui hanno preso parte Andrea Beri (ad di Ita) ed Edoardo Zanardelli (direttore della business unit Special ties di Feralpi Group che comprende le aziende Caleotto, Arlenico e Acciaierie di Calvisano). A moderare, Diego Minonzio, direttore La Provincia di Como, Lecco e Sondrio.

Lo studio di Siderweb ha analizzato 2.700 aziende lecchesi di cui 82 trafilerie, 104 mollifici, 68 viterie e bullonerie, 681 di altri prodotti in metallo, 416 dell’automotive, 1.376 macchine e apparecchi meccanici per un fatturato totale di circa 177 miliardi. Nel 2024, il solo comparto delle trafilerie ha fatturato 2,563 miliardi di euro, con una frenata pari al 12,0% rispetto all’anno precedente. Un andamento che si è riflesso sui principali aggregati reddituali rapportati al fatturato: malgrado la stabilità del valore aggiunto (19,9%), attestatosi a 511 milioni di euro, si registra una contrazione dell’Ebitda, la cui incidenza scende all’8,4% (9,6% nel 2023). Il calo dell’Ebit (profitto al netto degli ammortamenti) è dell’1,5% sul 2023 e di oltre il 5% sul 2022; l’utile netto è al valore minore del triennio (2,5%). Positiva invece la solidità: «le trafilerie – ha detto Teodori – sono poco indebitate e presentano un buon livello di capitalizzazione. Malgrado i limitati debiti, cresce in misura evidente il peso degli oneri finanziari, rapportati all’Ebitda e all’Ebit».

Per Zanardelli il 2025 si chiude «sulla scia di un anno difficile com’è stato il 2024. Trafilerie e laminatoi hanno sopportato il maggior peso della crisi. I costi di energia e rottame di ferro impattano in modo molto forte sulla parte alta della filiera, cioè sulle acciaierie». Il 2025, dunque, «meno peggio» del 2024 e in prospettiva un 2026 caratterizzato da «una fase di instabilità seguita da una maggior chiarezza su strumenti normativi in grado di coprire elementi distorsivi dei mercati. Un prezzo del rottame che fluttua di 25-30 euro a tonnellata non è certo un fattore di stabilità. E l’Ue deve tutelarsi verso una Cina che segna un +17% di export».

Tema dominante della tavola rotonda in cui si è parlato anche di export, normative e rinnovo contrattuale, è stato quello dell’aumento dei costi: «Di certo – ha detto fra l’altro Beri – affrontare aumenti di costo con aumenti di prezzo va nella direzione di un mercato in cui cala la domanda e questo preoccupa. Il 2025 è stato difficilissimo e ci pone di fronte a un 2026 di nuove sfide per le incertezze che incombono».

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