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Mercoledì 03 Dicembre 2025
Sull’acciaio pesa il prezzo dell’energia
Il bilancio di Siderweb: la ripresa è ancora lontana, prospettive incerte
Lecco
Il 2024 è stato un anno complicato per la filiera siderurgica. A dirlo sono i dati di bilancio delle imprese, che a fine dicembre 2024 registravano un rallentamento della crescita dopo un 2023 già in frenata rispetto a quello che tuttavia era stato il “biennio magico” 2021-2022. Nella nuova edizione di “Bilanci d’acciaio” realizzata da Siderweb i principali indicatori relativi ai bilanci 2024 sono infatti risultati in frenata, in particolare per il fatturato (-9%), per il valore aggiunto (-15%), per gli utili (-30%) e per l’Ebitda che ha perso il 29%. Soprattutto, ora le analisi strategiche della community dell’acciaio Siderweb guardano alle prospettive. Nel 2025 ormai al suo termine la ripresa non ha dato segnali sensibili. Mentre la produzione mondiale di acciaio è calata dell’1,6% (dati World Steel, che associa i produttori del settore), la produzione italiana ha segnato nel 2024 una crescita del 3,2% su base annua (dato Federacciai). Tuttavia “le previsioni sul Pil sono al ribasso – sottolinea una nota di Siderweb – e l’industria fatica a ripartire. Per il 2026 le criticità riguardano i prezzi dell’energia, che “dovrebbero continuare a pesare”, e i problemi legati all’approvvigionamento di rottame, in aggiunta alle preoccupazioni sull’instabilità politica, a una nuova geografia economica, alle politiche Ue sull’acciaio, al dumping della Cina e ai dazi. Siderweb ha indagato attraverso un questionario inviato a un campione rappresentativo della filiera la risposta delle imprese ai segnali della congiuntura. Nei risultati, il 2025 si chiuderà in generale calo di fatturato (per il 53% delle imprese), così come sarà in contrazione l’incidenza dell’Ebitda sulle vendite (per il 53% delle aziende). Il 47% stima un decremento del risultato economico. Il costo dell’energia è il dato più critico percepito (29,5% dei rispondenti), seguito da un calo di valore aggiunto dei prodotti (19,3%) e dal costo di materie prime e semiprodotti (17,5%). Percepiti con criticità anche le politiche green dell’Ue (19,2%), la perdita di competitività (18,6%) e la concorrenza sleale (12,8%). Le aziende investono per rinnovare (43,4%), e ammodernare (31,6%), ma di meno per ampliare (21,1%). E lo fanno per innovazione e automazione (28,7%), sicurezza (24%) e digitalizzazione (18,6%). Per il 2026 ci sono lievi attese di ripresa: il 43,4% delle imprese si aspetta un incremento del fatturato inferiore al 10% e il 34% propende per una stabilità, mentre il 13,2% si attende un aumento tra il 10% e il 20%.(
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