
Politica / Valchiavenna
Martedì 10 Giugno 2025
Affluenza, Valtellina e Valchiavenna
ultime in Lombardia
Ci sono, però, realtà più piccole che sorprendono per la loro alta affluenza. È il caso di Rasura, unico comune in cui la partecipazione ha superato il 30%, attestandosi al 33,20%. All’opposto, non mancano realtà con percentuali da prefisso telefonico: Mello (8,30%), Vervio (11,90%), Aprica (12,03%), Livigno (12,32%), Forcola (12,42%), Madesimo (13,26%), Grosio (13,88%)
Sondrio
Flop alle urne in provincia di Sondrio per i referendum dell’8 e 9 giugno. L’affluenza definitiva si è fermata al 21,01%, la più bassa dell’intera Lombardia. Un dato che pone il territorio valtellinese in fondo alla classifica regionale, ben al di sotto della media lombarda, che si è attestata intorno al 30%. In Valtellina e Valchiavenna hanno votato poco più di 30mila persone, erano 144.153 gli aventi diritto. Un risultato che conferma una disaffezione crescente verso questo tipo di consultazioni, nonostante i temi in gioco fossero tutt’altro che marginali. Tra comuni più grandi spicca Morbegno, che con un’affluenza del 29,76% risulta essere tra i centri più partecipi della provincia; segue il capoluogo, Sondrio, al 26,07%, mentre Tirano si ferma al 23,91% e Chiavenna al 22,20%, poco sopra la soglia provinciale. Numeri comunque modesti, se si considera che nessuno dei maggiori centri raggiunge il 30%, e che neppure il capoluogo riesce a trainare la partecipazione complessiva.
Ci sono, però, realtà più piccole che sorprendono per la loro alta affluenza. È il caso di Rasura, unico comune in cui la partecipazione ha superato il 30%, attestandosi al 33,20%. All’opposto, non mancano realtà con percentuali da prefisso telefonico: Mello (8,30%), Vervio (11,90%), Aprica (12,03%), Livigno (12,32%), Forcola (12,42%), Madesimo (13,26%), Grosio (13,88%). Una forbice ampia, che riflette una partecipazione a macchia di leopardo, in cui alcuni comuni si mostrano ancora sensibili alla chiamata alle urne, mentre altri sembrano voltarle definitivamente le spalle. Il dato nazionale — affluenza tra il 29,81% e il 30,12% in base ai quesiti referendari, ben al di sotto del quorum — conferma che il disinteresse non è circoscritto. Tuttavia, Sondrio si distingue negativamente anche nel confronto con altre province montane e periferiche, solitamente accomunate da un minore coinvolgimento.
Al netto del mancato raggiungimento del quorum, il referendum ha comunque fornito un risultato, e anche in provincia di Sondrio tra chi ha scelto di andare a votare ha vinto il sì, con una forbice più o meno ampia, ma in riferimento a tutti i quesiti.
Quando lo scrutinio era quasi terminato, mancavano solo i dati di 3 sezioni su 199, risultava che l’83% dei votanti ha tracciato una X sul sì nella scheda verde, quella riguardante i licenziamenti illegittimi, il cui quesito proponeva l’abrogazione di una norma del Jobs act sul contratto a tutele crescenti, per ripristinare la possibilità di reintegro per chi venga licenziato senza giusta causa.
Il terzo quesito La percentuale più alta di sì, 83,51%, l’ha ottenuta il terzo quesito, con il quale si puntava alla riduzione del lavoro precario, con l’intento di abrogare parti del Decreto legislativo 81/2015 che disciplinano i contratti a termine e le condizioni per proroghe e rinnovi. La scheda arancione (tutele nei piccoli contesti lavorativi) e quella rossa (sicurezza sul lavoro) hanno ottenuto poco più dell’81% di sì. Percentuali diverse per quanto riguarda l’ultimo quesito, che mirava a dimezzare da 10 a 5 anni il periodo minimo di residenza legale richiesto agli stranieri extracomunitari maggiorenni per poter presentare domanda: 63% di croci sul sì, 37% sul no.
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