Due mesi alle Olimpiadi, Schena: «Godiamocele, sono le prime in Lombardia»

Il componente del Cda della Fondazione Milano Cortina 2026 interviene a “Una Valle Olimpica”: «Nessun allarmismo, il flusso di spettatori sarà gestito. Sarà possibile andare a Bormio e Livigno con i mezzi. Il territorio ne uscirà più forte»

Sondrio

La corsa verso Milano-Cortina 2026 entra nel tratto più emozionante e la Valtellina è pronta a giocare una partita da protagonista assoluta. Bormio e Livigno si preparano a diventare il centro del mondo sportivo, tra piste scintillanti, tecnologie d’avanguardia e un’attesa che cresce di giorno in giorno. Mancano due mesi ai Giochi. Così, con Sergio Schena, componente del Cda della Fondazione Milano Cortina 2026, abbiamo fatto un viaggio dietro le quinte della manifestazione nel corso della puntata de “Una Valle Olimpica” che andrà in onda martedì sera su Unica Tv.

Partiamo dallo stato delle opere sportive a Bormio e Livigno: a che punto siamo?
«Siamo agli ultimi ritocchi. Le piste sono pronte, gli impianti sono stati migliorati, in alcuni casi inaugurati, e ora si sta già iniziando a produrre la neve. È un passaggio decisivo, ma controllato. Dal punto di vista sportivo direi che siamo a posto».

In Valtellina siamo messi meglio rispetto ad altre venue?
«Siamo sempre stati un passo avanti. A Bormio lo Ski stadium è diventato un impianto di livello assoluto e la pista di discesa che arriva in paese resterà un riferimento permanente. A Livigno la sfida è stata complessa ma ha portato a un risultato unico: per la prima volta cinque campi di gara diversi avranno un unico arrivo. Sarà un’immagine destinata a rimanere».

Passiamo alla viabilità: molti si chiedono come si potrà circolare tra febbraio e inizio marzo, anche a fronte delle ultime notizie sulla tangenziale di Tirano.
«Le opere servono per il territorio, per consolidare il salto di qualità post olimpico. Ma quelle due settimane si gestiscono con piani pensati per l’occasione. È quindi importante non creare allarmismi, non prevediamo volumi intensissimi di traffico. Analogo discorso per le limitazioni, non preoccupamici: ci saranno i pass per residenti, lavoratori e aziende. L’unico scopo è evitare l’arrivo in auto degli spettatori, perché non ci sono parcheggi. Dovremo disincentivare gli spostamenti a Livigno. A Bormio invece le limitazioni non supereranno le tre ore al giorno per i sette totali di gare. Il resto del territorio valtellinese e valchiavennasco sarà completamente libero».

E per chi vorrà andare a Bormio e Livigno senza assistere alle gare?
«Dovrà usare i mezzi pubblici. Ci saranno treni ogni mezz’ora fino a Tirano e navette verso Bormio e Livigno per tutto il giorno. È normale camminare un po’, come accade in tutte le Olimpiadi, ma lungo i percorsi ci saranno animazioni, stand e iniziative».

Altro dato da chiarire: gli spettatori non saranno milioni.
«Assolutamente no. Per fare un esempio, parliamo di circa ottomila persone a Bormio, numeri comunque inferiori alle grandi tappe di Coppa del Mondo del passato».

C’è grande attesa anche per l’arrivo dei volontari.
«È uno dei pilastri dell’evento. Arriveranno da quasi duecento Paesi e molti hanno deciso di affittare un appartamento pur di essere presenti. Le consegne delle divise iniziano già da metà dicembre e stanno nascendo centri dedicati anche in provincia di Sondrio».

Parliamo di eredità olimpica, visto che non ci sono solo le infrastrutture. Qual è il vero lascito per il territorio?
«La crescita delle competenze. Dalle amministrazioni alle fondazioni, dai tecnici agli organizzatori locali, tutti hanno fatto un salto di qualità. Figure come la Polisportiva Albosaggia hanno assunto un ruolo internazionale. È un patrimonio che rimarrà e che permetterà di affrontare progetti impensabili fino a pochi anni fa».

Fra poche settimane arriverà anche la fiaccola olimpica sul territorio.
«Sarà una festa itinerante che entrerà in Valtellina il 30 gennaio e vivrà momenti spettacolari a Livigno e Bormio, poi passerà da Tirano, arriverà a Sondrio e il giorno dopo ripartirà verso il Lario e Lecco, fino a giungere a San Siro il 6 febbraio per la cerimonia inaugurale».

È vero che la cerimonia di apertura sarà innovativa rispetto alle precedenti?
«Sarà la prima vera Olimpiade diffusa. Tutti gli atleti, anche quelli ospitati fuori Milano, potranno assistere in diretta grazie ai collegamenti con Cortina, Trento e Livigno. Un modello complesso, ma rivoluzionario, che darà enorme visibilità alle nostre montagne. E faremo la storia: Livigno sarà vista da miliardi di persone».

E il giorno dopo toccherà subito a Bormio.
«Sì, con la gara più iconica, la discesa libera, che assegnerà anche la prima medaglia dei Giochi. Ci saranno personalità di primo piano dello spettacolo e della politica internazionale: un’occasione di visibilità enorme per la Valtellina».

Insomma, qualche disagio ci sarà, ma il territorio ne uscirà più forte. Possiamo dire così?
«È un investimento. L’anno olimpico richiede sacrifici, ma gli anni successivi portano crescita: più presenze, più qualità, più internazionalità. L’importante è vivere questo momento come un’opportunità unica. E divertiamoci, visto che è la prima volta che arrivano le Olimpiadi in Lombardia».

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