Olimpiadi 2026, Grigioni in allarme: accordo con l’Italia in stallo

Coira denuncia la mancanza di chiarezza da Roma sui contributi economici e la gestione del traffico verso Livigno, sede di gare. Il tunnel del Munt la Schera è un nodo cruciale

Sondrio

Le frizioni tra il Cantone dei Grigioni e le autorità italiane sui preparativi dei Giochi olimpici invernali di Milano-Cortina 2026 si stanno intensificando. Dopo le polemiche per i 5,5 milioni di franchi che Coira dovrà investire per la gestione del traffico verso Livigno — pur non ospitando alcuna disciplina — il governo cantonale ora lamenta un crescente disagio per l’assenza di risposte concrete da Roma. Come riportato da tvsvizzera.it, l’accordo bilaterale promesso dalle autorità italiane non è ancora stato siglato, lasciando irrisolti punti cruciali sia sul fronte finanziario sia su quello logistico.

I Grigioni si trovano in una posizione paradossale: chiamati a sostenere costi rilevanti per garantire la viabilità transfrontaliera, pur avendo rifiutato la partecipazione olimpica in ben quattro votazioni popolari. La vicinanza con Livigno, sede delle gare di freestyle e snowboard, li colloca però al centro del sistema di accesso alla località valtellinese, rendendo inevitabile un ruolo operativo nella gestione dei flussi di atleti, spettatori e mezzi di servizio.

Il nodo principale resta il tunnel del Munt la Schera, l’unico collegamento invernale tra la Val Monastero svizzera e Livigno. La galleria, a senso unico alternato, è già soggetta a forti congestioni. In occasione dei Giochi, senza un piano coordinato tra i due Paesi, rischierebbe di trasformarsi in un imbuto capace di paralizzare l’intera mobilità olimpica. Coira ha già predisposto un’ampia rete di bus navetta e parcheggi decentrati, ma queste misure dipendono dalla controparte italiana per diventare pienamente operative.

Il governo grigionese lamenta una comunicazione frammentata e tardiva da parte degli interlocutori italiani, che non hanno ancora definito né il contributo finanziario (quanto offerto finora da Roma è ben al di sotto delle necessità: circa 600.000 euro, poco più di un decimo dell’importo complessivo) né la ripartizione delle responsabilità in caso di criticità tecniche, ritardi o ulteriori interventi urgenti. Una mancanza di chiarezza che alimenta il malumore anche sul piano politico interno, dove non mancano critiche da parte dei Verdi e di altri gruppi sensibili al tema dei costi e della sicurezza del tunnel, non conforme agli standard moderni.

Il rischio, secondo Coira, è quello di trovarsi a ridosso delle Olimpiadi con un carico finanziario e operativo maggiore del previsto, e con un’intesa internazionale ancora da formalizzare. La sensazione diffusa è che il Cantone stia assumendo responsabilità non sue per un evento deciso altrove. E la frustrazione cresce: dopo aver già accettato di contribuire economicamente per garantire una logistica minima, ora i Grigioni chiedono certezze, tempistiche e impegni scritti.

Se l’accordo non arriverà presto, avvertono da Coira, i preparativi potrebbero subire ripercussioni importanti, esponendo il Cantone a costi aggiuntivi e a possibili disservizi proprio durante l’afflusso olimpico. Le «Olimpiadi non volute», come molti cittadini le definiscono ormai da mesi, rischiano così di diventare anche fonte di tensioni diplomatiche, oltre che di malumori interni.

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