
Politica / Valsassina
Martedì 10 Giugno 2025
Referendum, nel Lecchese affluenza più alta ad Osnago, la più bassa a Premana
L’analisi del voto di domenica e lunedì in provincia di Lecco. Lavelli (Azione): «Se la politica continua a portare l’attenzione su questioni che le persone non percepiscono come rilevanti per la loro vita abbiamo un problema». Negri (Fratelli d’Italia): «Quando le élite progressiste tentano di imporre riforme strutturali su temi delicatissimi come lavoro, appalti e cittadinanza senza il consenso del popolo, il popolo risponde con il silenzio». Ma Riva (Cgil): «Un punto di partenza»
Lecco
Con un’affluenza del 30%, la Provincia di Lecco si conferma la terza in Lombardia per quanto riguarda la partecipazione alla due giorni referendaria. In ogni caso, a livello nazionale il quorum del 50% + 1 dei votanti è stato un miraggio quindi la consultazione referendaria non è valida. In altre parole, rimarrà tutto così com’è ora. «Questi risultati – osserva Eleonora Lavelli, segretaria provinciale di Azione – dovrebbero aprire una riflessione sull’uso dello strumento referendario che costa circa 88 milioni di euro. Bisognerebbe avere molta più prudenza nel promuovere iniziative di bandiera che alla fine richiamano solo gli addetti ai lavori. Se la politica continua a portare l’attenzione su questioni che le persone non percepiscono come rilevanti per la loro vita abbiamo un problema. Come Azione abbiamo sfruttato l’occasione per studiare, informarci e discutere tra di noi e con i cittadini». Tra i comuni con l’affluenza più alta, tutti dell’area del meratese, c’è anche Imbersago, quello in cui Lavelli è consigliera comunale. Questi, nel dettaglio, i primi cinque centri per partecipazione al voto: Osnago – 38,95%; Paderno d’Adda – 38,40%; Cernusco – 38,16%; Verderio – 36,99%; Lomagna – 36,88%.
«Sul piano politico – aggiunge Lavelli – questo risultato conferma la totale inadeguatezza del fronte della sinistra e la distanza siderale rispetto ai del paese e ad un approccio pragmatico nell’affrontare questioni come quella del lavoro. In particolare, il Partito democratico ha scelto una direzione che si allontana da quella di Azione ed è sceso in piazza per promuovere l’eliminazione di misure che lo stesso Pd aveva introdotto. Non si capisce dove si vuole portare il paese con questo comportamento. La linea Schlein, insieme ai Cinque Stelle, crea confusione nelle persone».
Mentre Azione sosteneva il no ai quattro referendum sul lavoro, di cui due relativi all’eliminazione di norme del Jobs act introdotto dal governo Renzi, e il sì al quesito sulla cittadinanza, il centrodestra si è schierato compatto per l’astensione. «I cinque quesiti referendari – sottolinea il segretario provinciale di Fratelli d’Italia Alessandro Negri - sono stati bocciati dai cittadini italiani, che con una affluenza bassissima hanno respinto in blocco un’agenda ideologica lontana dai problemi concreti del Paese. Il messaggio è inequivocabile: quando le élite progressiste tentano di imporre riforme strutturali su temi delicatissimi come lavoro, appalti e cittadinanza senza il consenso del popolo, il popolo risponde con il silenzio. E il silenzio, in democrazia, può essere la più potente forma di dissenso».
Silenzio Il livello più alto di “silenzio” nel lecchese si è registrato in Valsassina. I cinque comuni con l’affluenza più bassa, infatti, sono: Premana – 11,02%; Crandola Valsassina – 14,75%; Taceno – 15,55%; Esino Lario – 16,69%; Cassina Valsassina – 17,52%. «Hanno fallito i promotori, che hanno scambiato il referendum per un palco politico. – prosegue Negri - Hanno fallito le sinistre, che hanno forzato su temi divisivi per rincorrere consensi ideologici. Gli italiani sono stanchi di campagne pretestuose: chiedono sicurezza, lavoro vero, difesa dei confini e rispetto della legalità. Non vogliono scorciatoie per la cittadinanza, né irrigidimenti dannosi sul mercato del lavoro». Anche in Provincia di Lecco, come nel resto del paese, c’è uno scarto di circa venti punti percentuali tra i consensi raggiunti dal sì ai quattro referendum sul lavoro, tutti sopra quota 80%, e quelli raggiunti dal sì al quinto referendum, quello sulla cittadinanza.
«È un punto di partenza». Nonostante il referendum si sia di fatto concluso con una sconfitta, Diego Riva guarda già al futuro. «Ci tengo – sottolinea il segretario generale di Cgil Lecco – a ringraziare tutte le persone che si sono spese sul territorio. Siamo riusciti a fare riflessioni approfondite e a parlare con tantissime persone. È stato fatto un lavoro eccezionale. Ora servirà del tempo per analizzare bene tutti i dati locali. Gli oltre 13 milioni di sì ai referendum sul lavoro in tutto il paese non sono pochi. È risultato che ci obbliga ad andare avanti. Nonostante il mancato raggiungimento del quorum i temi legati a precarietà, sicurezza sul lavoro e cittadinanza rimangono sul tavolo. Sono temi sindacali che continueremo ad affrontare in ambito contrattuale e con altre iniziative. Faremo delle discussioni al nostro interno. Il nostro obbiettivo è sempre quello di combattere il precariato e i licenziamenti illegittimi e fare in modo che il lavoro sia la base solida da cui ogni cittadino può costruire la propria vita e il proprio futuro».
A Lecco (capoluogo) l’affluenza si è fermata al 31,58%, dietro solo al 32,94% di Casatenovo tra i comuni più popolosi del territorio. In generale, il 30% della Provincia di Lecco è perfettamente in linea con il dato regionale e quello nazionale. «Sapevamo che il quorum era difficilmente raggiungibile, – evidenzia Pietro Radaelli, segretario provinciale e vicesegretario regionale dei Giovani democratici – visto il crollo della partecipazione nelle ultime competizioni elettorali e il comportamento poco istituzionale del governo. C’è stata una risposta da parte di tante persone che sono andate a votare pur sapendo che raggiungere il quorum sarebbe stato difficile. Lo hanno fatto per dimostrare che ci tengono ad esprimersi sulle questioni del lavoro e della cittadinanza e hanno voglia di cambiare il paese. Abbiamo visto tanti ragazzi al voto, anche italiani di seconda generazione. In ogni caso, si tratta di un risultato non soddisfacente. Come Giovani democratici, in particolare, dovremo lavorare tantissimo sulla partecipazione civica dei ragazzi perché è fondamentale».
In termini assoluti in Provincia di Lecco sono andate a votare poco più di 76 mila persone, meno della metà dei 158mila elettori che si erano recati alle urne alle europee dello scorso anno. Gli aventi diritto al voto erano in tutto 262.009, di cui 128.816 uomini e 133.193 donne. Nel Comune di Lecco i votanti al referendum sono stati circa 10mila 700 contro i 19.872 alle europee dello scorso anno. Gli aventi diritto al voto, invece, erano complessivamente 36.353, di cui 17.287 uomini e 19.066 donne. Curiosità: a Morterone, il più piccolo comune italiano, su 28 aventi diritto al voto hanno votato solo in cinque.
© RIPRODUZIONE RISERVATA