“Digital passport” e seta: «Il tessile riparte da qui»

Intervista a Laura Sofia Clerici, consigliere dell’azienda comasca “Teseo” e presidente dell’Ufficio Italiano Seta «Vogliamo fare comprendere il valore della fibra serica. Tracciabilità e sostenibilità: c’è ancora incertezza»

Dopo due anni di presidenza dell’Ufficio Italiano Seta, Laura Sofia Clerici, consigliere nell’azienda tessile comasca Teseo, riparte da alcuni dei progetti strategici sui tavoli internazionali, primo tra tutti il Digital Passport, ma anche la ricostruzione dell’immagine della seta come fibra nobile, pregiata, durevole e, come tale, sostenibile ante litteram.

A livello europeo si stanno definendo le norme che regoleranno le produzioni all’interno dell’Ue, c’è spazio per un dialogo con le rappresentanze delle imprese?

Sì, le norme non sono ancora state finalizzate, ma la direzione verso i principi di sostenibilità è chiara e non cambierà. Stiamo lavorando con i legislatori europei per dare tutte le informazioni necessarie a produrre norme realistiche, efficaci, applicabili nel concreto delle produzioni. Come presidente di Aiuffass, l’associazione che rappresenta a Bruxelles i torcitori e i tessitori della seta e delle fibre chimiche continue, a cui aderiscono anche le filiere seriche di Como, ci occupiamo di fornire tutte le indicazioni e i dati utili per una valutazione della filiera serica, perché venga riconosciuto il valore di sostenibilità della seta, fibra naturale e come tale biodegradabile, e durevole. Inoltre partecipo a Euratex, European Apparel and Textile Confederation, la rappresentanza che porta le posizioni dell’industria europea a Bruxelles. Possiamo fare affidamento anche sull’ufficio di Confindustria di Bruxelles che segue passo per passo l’evoluzione normativa. Un’altra grande novità è il possibile accordo di libero scambio con l’India, che aprirebbe un mercato enorme. Anche questo aspetto è una delle sfide che si giocano a livello europeo perché sarà necessario garantire le stesse regole per tutti e una concorrenza equilibrata. La nostra strategia si agisce competendo sulla qualità e difendendo i nostri standard ecologici e sociali. Dobbiamo dimostrare che produciamo in Italia o in Europa. Il Digital Product Passport e la tracciabilità imporranno un costo alle aziende, ma è lì che si gioca la competitività e la difesa della qualità del nostro prodotto.

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