Ha raccontato la sua versione. Ha piegato le ragioni del conflitto ucraino alla propria visione delle cose. Ha stravolto la storia di questi tre anni di guerra. Lo zar di Mosca nella telefonata con Papa Leone XIV ha confermato insomma che quello che manca è la ricerca di un clima di fiducia tra le parti.
E questo è «il problema di fondo», segnalato con la consueta estrema lucidità di analisi dal Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, poche ore prima della telefonata tra Putin e il Papa. Finché non ci si fida uno dell’altro nessuna trattativa può essere avviata e nessuna diplomazia può fare la differenza. Ma le telefonate di Putin hanno il pregio della verità, drammatica e tragica: non vuole la pace.
Le parole del capo del Cremlino sono un macigno su ogni negoziato e non basta «l’apprezzamento» per la disponibilità del Papa ad aiutare a risolvere la crisi, secondo le parole di Putin riferite dal suo portavoce. La versione di Putin è solo quella di una rivendicazione assoluta delle ragioni di Mosca, le stesse che ha ribadito poco prima nella telefonata con Donald Trump: nessuna tregua, nessun vertice con Zelensky il «terrorista», nessun seppur minimo rispetto del diritto internazionale.
Perché lo zar ha sentito la necessità di dirlo non solo a Trump, ma anche al Papa? Un colloquio con il Papa non era affatto scontato, dopo che il ministro degli Esteri russo Lavrov aveva respinto l’offerta della Santa Sede come possibile luogo di colloqui tra Mosca e Kiev. Non è mai accaduto dall’inizio della guerra che il leader russo sentisse il Pontefice. Con Bergoglio non aveva mai parlato nonostante alcune sollecitazioni da parte della Santa Sede. Bergoglio l’ultima volta aveva parlato con Putin nel 2021, pochi mesi prima del conflitto, una telefonata per gli auguri di compleanno a Papa Francesco. Poi più nulla nonostante Francesco avesse fatto sapere al Cremlino per via diplomatica di essere disposto perfino ad andare a Mosca.
A quel messaggio nessuno dal Cremlino ha mai risposto. Oltretutto Bergoglio aveva fatto sapere che per lui la priorità era proprio Mosca, escludendo un viaggio a Kiev: «Prima devo incontrare Putin». La telefonata di ieri non riaccende alcuna fiammella della diplomazia e appare anzi come una critica verso le posizioni del Vaticano, ribadite da Prevost, per una pace «giusta» e dunque non equivalente ad una resa dell’Ucraina come invece anche ieri Putin ha di fatto sollecitato.
La Santa Sede ha fatto passare alcune ore prima di confermare la notizia della telefonata. Nelle parole del direttore della Sala Stampa Matteo Bruni non si coglie alcun accenno alla versione data da Putin del colloquio. Ma si ribadisce un punto cruciale: «La Russia faccia un gesto che favorisca la pace». È questo l’appello del Papa. Per ora questo gesto manca. E poi la sottolineatura dell’importanza del dialogo, cioè della fiducia, indispensabile per creare contatti «positivi» tra le parti e per cercare soluzioni al conflitto.
Invece Putin al Papa ha rimarcato la responsabilità essenziale di Kiev, che punta all’escalation del conflitto, con atti di sabotaggio contro strutture civili, secondo uno schema terroristico. Per il Cremlino insomma l’Ucraina sta diventando un’organizzazione terroristica, al pari di Hamas e ha tenuto a farlo presente al Papa.
Anche la richiesta di Putin a Papa Leone di intervenire sulla libertà religiosa in Ucraina, con il chiarissimo riferimento alla decisione di Kiev che ha messo fuori legge la Chiesa ortodossa russa, è un tentativo di piegare la storia. Quando l’Ucraina approvò la legge l’anno scorso Papa Francesco si espresse con estrema durezza. Era il 25 agosto 2024 e queste le parole di Bergoglio all’Angelus: «Si lasci pregare la gente in quella che considera la sua Chiesa. Per favore non sia abolita nessuna Chiesa cristiana, le Chiese non si toccano».Ma gli istinti e i rancori alla Santa Sede non interessano, così come chi divide il mondo in buoni e cattivi. Il Papa finora è l’unico leader mondiale ad aver chiesto a Putin di fare un gesto che dimostri volontà di pace. Potrebbe essere un gesto umanitario, come la restituzione di tutti i bambini rapiti (400 secondo Kiev) e non dei pochissimi di cui si sta trattando?
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