Sergio Mattarella è tornato a parlare per la seconda volta in quattro giorni della pericolosa situazione internazionale, e lo ha fatto con rinnovato vigore per difendere i valori occidentali e i principi sanciti nel secondo Dopoguerra di pace, dialogo, multilateralismo, europeismo, atlantismo, assi lungo i quali si è sempre mantenuta fedele e coerente la nostra Repubblica.
Mattarella insiste nel denunciare l’aggressione ai principi della legalità internazionale da parte di chi come la Russia ha aggredito l’Ucraina e che, «malgrado i negoziati in corso, vuole ridefinire con la forza gli equilibri e i confini in Europa», un’azione «irresponsabile e inammissibile», una modalità «aberrante» superata cinquant’anni fa dalla conferenza di Helsinky. Il Capo dello Stato ha parlato agli ambasciatori d’Italia riuniti alla Farnesina per la loro 18ª conferenza e innanzitutto rivolge ai nostri diplomatici l’apprezzamento per un lavoro che oggi è considerato superato da chi vuole sostituire con la forza la ricerca di soluzioni pacifiche e legali alle controversie, quelle che trovano la loro stanza di compensazione nel multilateralismo e negli organismi sovranazionali. «Non è il momento di distrarsi e non sono consentiti errori» mentre «è in atto un’operazione diretta contro il campo occidentale».
C’è stato un altro riferimento alla Russia da parte del presidente quando ha ricordato il caso del giudice italiano della Corte penale internazionale Rosario Salvatore Aitala che è stato condannato in contumacia da Mosca per aver spiccato il mandato di cattura contro Vladimir Putin: così si dimostra la «pretesa di un mondo volto pericolosamente indietro, al peggiore passato» e che arriva incredibilmente da uno dei Paesi promotori del processo di Norimberga alla fine della Seconda guerra mondiale.
Ma non c’è solo la Russia di Putin nel discorso di Mattarella. Si leggono in controluce anche le critiche all’America di Trump quando definisce «distorsioni» del sistema economico «i dazi e le coercizioni economiche»; quando ricorda, a proposito del Venezuela, il riemergere alla Casa Bianca della Dottrina Monroe che addirittura data due secoli fa; quando si attacca l’Europa descrivendola come un luogo «oppressivo» e addirittura «nemica della libertà» quando è l’espressione di un grande successo politico del Novecento. No dunque ad uno schema di rapporti internazionali «a somma zero, che vuol dire che se qualcuno ci guadagna, qualcun altro ci perde» mentre per decenni si è andati avanti con il principio della cooperazione per la crescita comune, «pace nella sicurezza» come predicava Aldo Moro. Ma il presidente se la prende anche con le pratiche distorsive e manipolatorie della verità da parte di «opachi centri di potere che alimentano attività di disinformazione che tendono ad accreditare una presunta vulnerabilità delle opinioni pubbliche dei Paesi democratici» (e qui, più che le attività di cyberostilità orchestrate dalla Russia, sembra di vedere in controluce la figura di Elon Musk e le teorie del vice presidente Usa JD Vance, comunque non nominati).
Di fronte a questo panorama, per Mattarella l’antidoto è ora più che mai «l’ambito multilaterale e quello degli organismi sovranazionali come l’Unione Europea, che possono consentire di raggiungere la massa critica necessaria a evitare di ricadere in ambizioni velleitarie». Il rischio, insiste il capo dello Stato, è che si cerca di fare il contrario di quanto si è cercato di costruire negli ultimi ottant’anni in termini di cooperazione, di dialogo, di sforzi diplomatici per trovare soluzioni e vie di uscita dalle crisi.
Un discorso complesso e corposo, molto franco e preoccupato, per nulla timido nel denunciare le distorsioni e le lacerazioni che caratterizzano i vari quadranti del mondo, a cominciare dal Medio Oriente e dalla Striscia di Gaza per la quale Mattarella chiede che tutta la comunità internazionale continui a sostenere il cessate il fuoco.
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