Libertà e verità: Ferrara e Cesana a confronto

Alla Camera di Commercio partecipato confronto promosso dal centro Manzoni

Lecco

L’Auditorium della Casa dell’Economia si è riempito giovedì sera per l’incontro tra due figure importanti per l’Italia attuale, il dottor Giancarlo Cesana - per oltre trent’anni a fianco di Don Giussani in Comunione e Liberazione - e il giornalista e fondatore de “Il foglio” Giuliano Ferrara, in videocollegamento dalla sua casa di Roma. La serata, intitolata “Liberi liberi siamo noi, ma liberi da che cosa...” - un verso di una canzone di Vasco Rossi di fine anni Ottanta - è stata organizzata da Gianluca Bezzi, anche moderatore dell’incontro, presidente del Centro Culturale Alessandro Manzoni di Lecco. L’occasione per questo dialogo è stata l’uscita del libro “L’interminabile ’68 - Un punto di vista cattolico” (Liberilibri Editrice), scritto da Cesana, con la prefazione dello stesso Ferrara. Fin da principio è stata subito evidente la diversa estrazione sociale dei due protagonisti della serata. Cesana proviene dal mondo cattolico, Ferrara è figlio di una famiglia decisamente orientata a sinistra.

«Il ’68 è stata un’annata di grande fermento, io iniziai l’università nel 1967, nel 1973 sono uscito ed era ancora occupata - ricorda Cesana - mi chiedo quanto questi fatti abbiamo avuto conseguenze sulla nostra cultura. Don Giussani mi ha cambiato la vita, io sono entrato in CL e ho vissuto le violenze nei nostri confronti. Il comunismo non l’ho conosciuto in Bulgaria o Romania ma all’Università Statale di Milano, e non è stato molto piacevole».

Chi il comunismo l’ha vissuto fin da bambino, e ora l’ha ampiamente ripudiato, è stato proprio Ferrara. «Sono figlio di comunisti, nato però in un ambiente modernizzante - dichiara - la mia generazione arrivava al confronto pubblico attraverso un miscuglio di idee e di carica utopica, su una visione marxista della storia. Il comunismo della Statale non era però il mio e quello della mia famiglia, per me erano Togliatti e Marx, un appello all’Italia a cambiare davvero». Il confronto è poi proseguito su alcune domande fondamentali con cui Bezzi ha interrogato i presenti, ottenendone risposte illuminanti. SI è partiti dal concetto di cosa sia la libertà ed è piuttosto interessante l’associazione tra questa parola e il desiderio. «La libertà non può essere solo un desiderio - afferma Cesana - se desideri qualcosa che non puoi avere, allora diventa una dannazione. L’infelicità deriva proprio da questo, dall’inseguire desideri che non possiamo avere. Per cambiare il mondo bisogna essere pazienti». «Se c’è una cosa che dà senso alla libertà è che abbia un contenuto razionale - ha sentenziato Ferrara - la libertà non dev’essere estrazione, ma il vettore attraverso cui mettiamo la ragione al servizio della verità». L’incontro si poi concluso con un’altro concetto un po’ provocatorio lanciato da Bezzi, quello secondo cui “la verità sia divisiva” e quindi “vada comunicata con prudenza”. Entrambi gli ospiti non si sono sottratti alla riflessione, regalando ai presenti un ultimo scambio tra pensatori liberi e originali.

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