Premiate le attività storiche. Tante botteghe però sono in via di estinzione

Alla cerimonia di consegna dei riconoscimenti della Regione il grido d’allarme dei piccoli esercenti: «Non si trovano giovani a cui passare il testimone»

Sondrio

Hanno superato crisi, spesso lavorato a cavallo di due secoli, molte volte sono state tramandate di padre in figlio, altre passate di mano da un proprietario a un dipendente. Tutte attività storiche che esistono da oltre quarant’anni. Eppure oggi, paradossalmente, rischiano l’estinzione come mai prima d’ora. È un quadro a tinte fosche quello emerso dalla sala Martinelli della Camera di commercio di Sondrio, in occasione della cerimonia di premiazione delle attività storiche, alla presenza dell’assessore regionale allo Sviluppo economico Guido Guidesi. Un momento di riconoscimento che si è trasformato anche in un’occasione di riflessione collettiva, da cui si è levato il grido d’allarme degli imprenditori per un futuro sempre più incerto. Un’incertezza che non è legata soltanto al mercato o ai consumi, ma soprattutto alla crescente difficoltà nel reperire personale e, ancora di più, nel garantire un ricambio generazionale capace di accompagnare negozi, botteghe artigiane e pubblici esercizi nel futuro. Il problema è strutturale e riguarda in particolare un territorio come quello della provincia di Sondrio, dove il tessuto economico è composto in larga parte da piccole e piccolissime imprese spesso a conduzione familiare che svolgono un ruolo fondamentale non solo dal punto di vista economico, ma anche sociale. Quando titolari o dipendenti escono dal mondo del lavoro per raggiunti limiti di età, trovare chi possa subentrare diventa sempre più difficile. A pesare è anche il contesto demografico. Il calo della natalità, unito all’invecchiamento della popolazione, riduce drasticamente il bacino di giovani potenzialmente interessati a entrare nel mondo del lavoro. Tra le testimonianze più dure espresse durante la premiazione c’è quella di Mauro Moschetti, titolare della storica Macelleria Moschetti di Teglio, negozio storico dal 1941, premiato per oltre ottant’anni di attività nel settore alimentare. Le sue parole raccontano una realtà diffusa, fatta di preoccupazione, ma anche di consapevolezza del valore delle piccole imprese. «Il problema più grande è proprio il ricambio generazionale e il coinvolgimento dei giovani nelle attività commerciali della nostra zona – dice Moschetti -. Siamo piccole realtà, ma siamo quelli che tengono viva una comunità. Purtroppo, anche a Teglio stiamo vedendo che qualcuno sta mollando, e lo stesso accade in altre zone della provincia». Una difficoltà che non riguarda solo la continuità delle singole aziende, ma che si riflette sull’intero tessuto dei paesi, con ricadute evidenti anche sul piano dell’attrattività turistica e dell’immagine del territorio. «Nel nostro paese – sottolinea Moschetti – a fine anno chiuderà anche l’unico panificio presente. È un problema non indifferente. Arrivare in un paese e trovare serrande chiuse, luci spente, significa perdere quell’atmosfera che fa sentire le persone accolte. Anche il turismo ne risente». Il tema, è evidente, va oltre le singole attività. La loro scomparsa rischia di accelerare processi di spopolamento già in atto. Sulle soluzioni, le certezze sono poche, ma la richiesta di un intervento coordinato è forte. «Non so dire quali siano gli strumenti giusti - ammette Moschetti -, ma so che è fondamentale che Regione Lombardia, Provincia, Camera di commercio, Unione Commercianti e associazioni di categoria mettano questo tema al centro dell’agenda. Servono incentivi, ma anche un coinvolgimento maggiore delle scuole e proposte più attrattive dal punto di vista economico e burocratico». Una criticità denunciata da tempo anche dal presidente di Confartigianato Sondrio, Gionni Gritti, e recentemente confermata dal rapporto elaborato da Ref Ricerche per la Giornata provinciale dell’economia. Sul piano demografico, lo scenario è altrettanto complesso. La popolazione invecchia e, secondo le proiezioni, tenderà a ridursi progressivamente nei prossimi decenni, mentre continua la fuga dei giovani verso altre regioni o verso l’estero, alla ricerca di opportunità considerate più attrattive. «Una sfida fondamentale – aveva spiegato Fedele De Novellis di Ref Ricerche - è comprendere che la competitività si giocherà sempre più sulla capacità di attrarre i giovani, non solo con il salario, ma anche con modelli organizzativi, prospettive di crescita e qualità della vita». Il rischio, altrimenti, è quello di assistere a una lenta ma inesorabile agonia di un patrimonio costruito in decenni di lavoro.

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