Olginate, prosegue la demolizione della fonderia. Ma il futuro dell’area è ancora da scrivere

Dopo anni di polemiche legate all’impatto ambientale, la storica fonderia San Martino di Olginate viene definitivamente smantellata. L’area industriale dismessa è stata venduta all’asta e, in attesa di un progetto definitivo, si ipotizzano nuovi spazi commerciali, residenze e un ristorante.

Olginate

Giù la ciminiera, via pezzo per pezzo lamiere, demolite parti di quello che dal 1959 al 2014, anno in cui è stato dichiarato il fallimento, è stata la fonderia San Martino. Archiviate, con la chiusura dello stabilimento, le polemiche e le proteste che per anni hanno segnato la difficile convivenza tra la fonderia e le abitazioni limitrofe, per rumori, polveri e vibrazioni, ora è di un altro tono la polemica che accompagna la trasformazione in corso.

Cosa verrà realizzato nell’area industriale dismessa? Al momento si parla di due attività commerciali più una di somministrazione cibo, un ristorante insomma e nuovi appartamenti. Ma nonostante sia passato un anno dalla vendita all’asta, non sembra essere arrivato in municipio ancora un progetto definitivo che sveli una volta per tutte cosa verrà costruito. Si sa solo cosa prevede il vigente Piano di Governo del territorio di Olginate. Ovvero una quota commerciale, un’altra di servizi e residenziale, oltre a precisi vincoli viabilistici, idrogeologici e ambientali. E proprio i nuovi possibili negozi, magari di media distribuzione, preoccupano non poco i commercianti dei negozi di prossimità, che rimangono a Olginate. Anche perché la richiesta di inizio lavori giunta in municipio è stata presentata dalla società Tribis srl che fa riferimento a Gianluca Zanella. Un imprenditore con alti ruoli dirigenziali in società specializzate nella realizzazione di grandi, in alcuni casi grandissimi, centri commerciali presenti in tutt’Italia e pure all’estero, come in Croazia e in Marocco. Come si vede sui cartelli di inizio lavori.

Quello che è certo è che le opere in corso in via Spluga 33 cambieranno completamente il volto e la storia del paese. Per la prima volta per il nostro giornale, i cancelli della storica azienda si sono aperti, permettendoci di visitare il sito industriale ormai dismesso. Ci è stato concesso di accedere solo fino alle transenne, da lì in poi divieto, anche solo perché occorrono i dispositivi di sicurezza. Oltre il muro di recinzione con la scritta “Fonderia San Martino” che presto sparirà, si apre uno scenario da film post apocalittico. Nessun virus che ha sterminato l’umanità, nessuna apocalisse zombie, solo il passare del tempo su un’azienda chiusa da 10 anni e l’azione della demolizione.

Lo scheletro arrugginito di quello che è stato l’impianto di una delle più importanti aziende del territorio e non solo, resiste a fatica ai morsi dei macchinari che pezzo dopo pezzo lo stanno smantellando. Come è successo poche settimane fa alla ciminiera che per decenni svettava nel cielo olginatese, i capannoni non hanno più il tetto. C’era l’amianto e ora la copertura è stata bonificata. Presto toccherà anche all’edificio che ospitava gli uffici e il custode.

Tempo un mese e la vecchia fonderia verrà spazzata via. E si procederà a completare la bonifica del suolo. Poi di nuovo ruspe e macchinari. Questa volta per costruire.

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