
Cronaca / Circondario
Mercoledì 28 Maggio 2025
Pescate: documenti in regola, ma non parla italiano. Il sindaco nega la cittadinanza a cittadino originario del Kosovo
De Capitani: «Sarebbe dovuta essere una mera formalità, come avviene normalmente. La persona in questione aveva tutti i requisiti, vagliati dalla Prefettura di Lecco. Avrebbe dovuto semplicemente leggere la formula standard e prestare giuramento. Solo che non è stato in grado di proferire una singola parola in italiano».
Pescate
Residenza in Italia da 10 anni, documenti in regola e approvati anche dalla Prefettura. Ma, al momento di leggere il testo per ottenere la cittadinanza italiana, non è riuscito a pronunciare una sola parola. Per questo, il sindaco Dante De Capitani ha rifiutato di firmare il decreto e non ha concesso la cittadinanza italiana a un cittadino di origine kosovara residente in paese da anni.
È accaduto mercoledì nel municipio di Pescate. Quella che doveva essere una mera formalità, si è trasformata in una questione che probabilmente solleverà polveroni.
In mattinata, la vicesindaco Miriam Lombardi che si occupa di questi provvedimenti, aveva appuntamento con un cittadino originario del Kosovo, giunto in municipio con moglie e figli, per ottenere l’agognata cittadinanza italiana. Ma le cose non sono andate come previsto.
Lo spiega De Capitani: «Avrebbe dovuto essere una mera formalità, come avviene normalmente. La persona in questione aveva tutti i requisiti, tutti i documenti necessari erano in regola, vagliati dalla Prefettura di Lecco. Avrebbe dovuto semplicemente leggere la formula standard e prestare giuramento. Solo che non è stato in grado di profferire una singola parola in italiano». A quel punto la vicesindaco ha fatto presente il fatto al sindaco.
«Sono intervenuto e io stesso ho potuto constatare che, nonostante le certificazioni del corso di italiano frequentato, l’uomo non era in grado di leggere e nemmeno di pronunciare una singola parola nella nostra lingua. Rispondevano per lui la moglie e i figli. Ho chiesto loro come fosse possibile che una persona che risiede nel nostro Paese da dieci anni, che lavora qui, che ha una famiglia che parla italiano, non fosse in grado di dire una sola parola nella nostra lingua. Eppure, la certificazione dimostrava che avesse seguito i corsi necessari. I familiari hanno detto che ciò era dovuto al fatto che parlava solo con i colleghi e i parenti kosovari».
Il sindaco De Capitani a quel punto si è rifiutato di firmare l’ordinanza di cittadinanza.
«Sono molto arrabbiato. È inconcepibile che si verifichino situazioni del genere, mi domando come sia possibile presentare domande così quando è evidente che manca un requisito fondamentale. Mi dispiace per la persona in questione, un uomo che lavora, umile e rispettoso. Non ce l’ho con lui e non voglio vietargli la cittadinanza. Mi sono rifiutato di firmare il decreto di concessione della cittadinanza italiana perché non conosce l’italiano. Non era impaurito o emozionato, non era bloccato. Sono un professore, li vedo tutti i giorni gli studenti impauriti o emozionati. L’ho invitato a tornare solo dopo che potrà dimostrare anche solo marginalmente di conoscere la lingua nazionale. E ho fatto presente alla vicesindaco Lombardi che dovrà essere così con chiunque non sia in grado di parlare almeno un po’ italiano. I sindaci non sono passacarte. Qui a Pescate le cose funzionano così, se non va bene, non è obbligatorio venire a Pescate o che il provvedimento lo firmi qualcun altro».
De Capitani si è rivolto immediatamente alla Prefettura di Lecco: «Un’altra cosa che mi ha lasciato basito è stato che, quando ho chiamato in Prefettura per fare presente l’accaduto e per avere assistenza, è stato riferito al mio ufficio che la funzionaria si rifiutava di rispondermi. Per cui ora scriverò una lunga lettera al prefetto per chiedere conto di tutta questa storia, ma anche dei motivi per cui il sindaco di Pescate non sia gradito in Prefettura».
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