Colico, autista ucciso da una pietra: parla il fratello, priore dell’ Abbazia di Piona

Padre Massimo Marianella celebrerà le esequie del fratello Raffaele, vittima di un tragico incidente mentre lavorava. La vittima aveva 65 anni.

Colico

Nel Lecchese, per la precisione in Alto Lario, al confine con Valtellina e Valchiavenna, vive un fratello dell’autista di pullman, Raffaele Marianelli, 65 anni, ucciso domenica sera mentre, affiancando un collega più giovane, stava trasportando a Pistoia i tifosi della locale squadra di pallacanestro al rientro dalla trasferta a Rieti. Il 65enne, originario di Roma, è stato centrato alla testa da una pietra che ha sfondato il parabrezza e che è stata lanciata da un tifoso della squadra avversaria. Le indagini della Polizia, al momento, hanno portato a tre arresti.

«Tra poco più di un anno mio fratello sarebbe andato in pensione – dichiara padre Massimo Marianella, 62 anni, da otto anni priore all’Abbazia di Piona –. La mattina successiva al gravissimo fatto di sangue sono stato informato da nostra sorella Antonella di quanto era successo. Lei era stata chiamata di mattina presto dalla questura. Sono rimasto in silenzio per alcuni interminabili secondi, non volevo credere alle parole che avevo ascoltato. Sono incredulo ancora oggi e spero che i responsabili di quello che può essere definito un omicidio siano assicurati alla giustizia terrena. Non è giusto che un uomo al lavoro perda la vita in un modo tanto violento, non possa tornare a casa dagli affetti a lui più cari».

Raffaele non era mai stato nello splendido luogo di preghiera, il convento dei Cistercensi in comune di Colico.

«A breve avrebbe raggiunto il pensionamento e si proponeva di venire a trovarmi quassù, per trascorrere qualche giorno di relax con me – racconta padre Marianella –. Ci contavo davvero. Io sono arrivato a guidare l’Abbazia otto anni fa, proprio quando lui dalla capitale andò a lavorare a Firenze, poi ha cambiato e ora prestava servizio, da pochi mesi, alla Jimmy Travel, agenzia di noleggio con conducente con sede all’Osmannoro, alla periferia della città di Pistoia. Di tanto in tanto ci sentivamo al telefono. Le ultime foto scattate insieme risalgono a dieci anni fa, in occasione della Comunione di mia nipote, ossia sua figlia. Prima di lavorare a Pistoia prestava servizio a Firenze. Si faceva sempre più fatica a incontrarci, non avevamo più entrambi i genitori che, ovviamente, rappresentavano un ottimo collante per noi due. Quando a settembre e ottobre facevo le ferie era l’occasione per incontrarci tutti a Roma, la città di cui siamo originari: si pranzava e cenava in compagnia».

Padre Massimo è stato a lungo anche lontano dall’Italia e l’attività del fratello non facilitava di certo i rapporti fra i due.

«Sono stato circa quarant’anni all’estero – ricorda – di cui diciassette in una Fondazione in Spagna per la mia missione. Alle ricorrenze c’era l’occasione per ritrovarci con mamma, papà e le sorelle. Prima di fare l’autista di pullman Raffaele lavorava come tour operator ed era molto in gamba, poi cambiò lavoro, ma sempre animato da grande passione. Talvolta, al telefono, quando ci sentivamo, mi parlava dei suoi innumerevoli viaggi, ma ad esempio non amava farsi fare foto. Ora era felice perché mancavano pochi mesi al pensionamento e avrebbe potuto stare più vicino ai suoi adorati figli. Adesso si aspetta che venga eseguita l’autopsia, disposta dai magistrati, poi scenderò a Roma perché sarò io a celebrare i funerali di mio fratello che non aveva hobby particolari proprio perché la sua attività lavorativa non gli consentiva di averne».

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