Omicidio di Esino Lario, attesa per la sentenza d’appello di Luciano Biffi

A Milano si sta svolgendo il secondo grado del processo per l’omicidio di Pierluigi Beghetto, ucciso a colpi di falcetto dal vicino Luciano Biffi nell’aprile 2024. La difesa punta a ridurre la condanna a 24

Esino Lario

Conferma della condanna? Sconto di pena? Il secondo atto del processo che ha portato alla condanna a 24 anni di reclusione per Luciano Biffi, responsabile dell’omicidio del vicino di casa Pierluigi Beghetto, ucciso a Esino Lario lo scorso 21 aprile 2024, è ora in corso, davanti ai giudici di Corte d’Assise d’appello di Milano.

I giudici di secondo grado si riuniscono a seguito di ricorso presentato dal difensore di Biffi, l’avvocato Giorgio Pagnoncelli che punta a una riduzione della pena pronunciata a marzo dal tribunale di Como. Alla base dell’omicidio, secondo quanto emerso, c’erano delle incomprensioni di vicinato.

Futili motivi contestati come aggravante che la difesa, dal canto suo, ha contestato, ma che è stata invece riconosciuta nella pronuncia di primo grado. Secondo l’avvocato Pagnoncelli, le ragioni che hanno portato allo scoppio di rabbia omicida per l’imputato rappresentavano infatti motivi di “vitale importanza”. Il suo assistito si sarebbe sentito sfidato dall’atteggiamento della vittima, considerato “provocatorio e sfidante”. «Mi ha provocato. Non volevo ucciderlo, ma poi non so cosa sia successo e l’ho colpito», aveva riferito in aula l’imputato, al momento di rilasciare spontanee dichiarazioni che avevano provocato la rabbia dei parenti della vittima.

Beghetto era stato ammazzato a colpi di falcetto. Il giorno del delitto – il 21 aprile 2024 – era stato lo stesso Biffi a chiamare i carabinieri e a farli intervenire a Esino, in via Verdi, davanti alla palazzina dove vivevano lui stesso e la vittima. Poco prima della telefonata alle forze dell’ordine, al culmine di un diverbio, aveva aggredito e ucciso con l’utensile da giardinaggio Beghetto, apicoltore padre di due figli, e assessore del paese al quale era sempre stato molto affezionato, e dove era molto conosciuto.

Per Biffi, era scattato immediatamente l’arresto. Nel primo interrogatorio davanti al pubblico ministero, si era mostrato collaborativo, assumendosi la responsabilità del delitto, di cui aveva fornito la propria versione. La sentenza comasca, arrivata dopo una brevissima camera di consiglio, aveva stabilito anche il diritto a un risarcimento liquidato in via equitativa per la cifra di circa un milione di euro a favore della vedova e dei due figli della vittima, assistiti dall’avvocato Massimiliano Tebaldi. Ora tocca ai giudici milanesi pronunciarsi sulla vicenda.

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