Pesca di frodo, seimila euro di multa a due professionisti. Anapi: «Non li giustifichiamo, ma servono tutele»

I due pescatori professionisti sono stati trovati con 120 coregoni. L’associazione Anapi denuncia le difficoltà del settore e la mancanza di tutele.

Perledo

Perledo - Nessuna giustificazione per i due pescatori professionisti che la scorsa settimana sono stati letteralmente presi con le mani nelle reti piene di lavarello bondella. Sorpresi dalla polizia provinciale attorno alle 3, nelle acque davanti alla “Bau bau beach” in zona Malpensata, e intercettati successivamente a Bellano all’attracco della barca, dove oltre alle reti avevano il bottino di pesca.

Ben 120 pesci pari a poco più di 24 chili di pesca di frodo, che ora costerà ai due una sanzione complessiva di ben oltre 6mila euro.

Oltre alla sanzione amministrativa di 51 euro, ci sarà una sanzione molto più alta per aver commesso il reato di aver utilizzato reti proibite, ovvero con maglie più strette, pari a 2mila euro per ciascun pescatore

a cui si aggiungeranno 40 euro per ciascuno dei 120 coregoni, ovvero 4.800 euro.

Fatti due conti ciascuno dovrà pagare 6.800 euro di sanzione, con anche il rischio di vedersi sospesa la licenza per tre mesi.

«Premesso che non vogliamo difendere nessuno, soprattutto i pescatori che si comportano in maniera sbagliata, ma rischiare di dover pagare non 51 euro, come da più parti dichiarato, bensì sui 6mila euro vuol dire cercare di sopravvivere a un sistema che ti sta distruggendo» - rimarcano Vittorio Gatti, coordinatore di Anapi Pesca acque interne, una delle più importanti associazioni di categoria del comparto pesca professionale in Italia, e Marco Zonca, pescatore di professione e rappresentante della categoria per il Bacino 5 (Verbano, Ceresio e Lario -. Da parte nostra non giustifichiamo ma condanniamo il fatto».

Partendo però da una considerazione che vede la pesca professionale «motivo di vanto, non che colonna portante e indispensabile protagonista nelle realtà enogastronomiche dei territori lacustri del nord Italia, ormai inesorabilmente verso la fine: sta scomparendo – proseguono i responsabili Anapi -, si parla tanto del pesce quale simbolo della cucina di lago, della tradizione culinaria, ma poi ben poco si fa per i pescatori che hanno poche tutele e che sono sempre più pochi».

Un antico mestiere destinato a chiudere i battenti: sono attorno ai 140 i professionisti in Lombardia e di questi una ventina sul Lario.

«Inquinamento, alluvioni, navigazione di linea e da diporto, riserve e divieti, usi civici ed infine una pesca dilettantistica o sportiva esercitata con tecnologie che di sportivo non hanno più nulla, hanno ridotto i pescatori di professione ad una sparuta pattuglia che fatica a sopravvivere, sì perché proprio di sopravvivenza si tratta. Servono tutele per i professionisti che così non possono andare avanti, a fine carriera si trovano con una pensione da 400 euro, e inoltre ci sono troppe differenze tra i pescatori di lago e quelli di mare che invece hanno maggiori tutele», aggiunge Gatti.

Nei giorni scorsi la vicenda aveva sollevato parecchie polemiche, in quanto tutti erano convinti che la sanzione fosse di 51 euro, tanto che Stefano Simonetti, presidente dell’Asd provinciale di Lecco pescatori e subacquei convenzionata Fipsas, da subito era rimasto esterrefatto per una somma così bassa, ora però Anapi fa notare che la somma è un’altra.

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