Cronaca / Sondrio e cintura
Lunedì 10 Novembre 2025
Frontalieri, sindacati contro la tassa sulla salute: «Doppia imposizione inaccettabile»
Partecipazione in calo alle assemblee dei lavoratori frontalieri tra Tirano e Chiavenna, ma la tensione resta alta. Cgil, Cisl e Uil ribadiscono il no alla tassa sulla salute e annunciano ricorsi e mobilitazioni
Sondrio
Fine settimana di assemblee sindacali fra i lavoratori frontalieri, chiamati al confronto con i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil e con i referenti dei lavoratori in Svizzera (Ocst, Unia, Vpod, Syna, Syndicom). La partecipazione è però risultata molto inferiore rispetto a quella del marzo dello scorso anno. Venerdì sera, a Tirano, nella sala di Crédit Agricole, la partecipazione è stata discreta, ma sabato mattina a Chiavenna erano attese molte più persone.
«Un po’ ovunque è calata la partecipazione rispetto all’ultima tornata assembleare, ma penso che dipenda dal fatto che non ci sono, purtroppo, grandi novità da comunicare rispetto all’ultima volta in cui ci siamo visti – spiega Giuseppe Augurusa, responsabile nazionale frontalieri di Cgil –. Ciò non toglie che questi momenti di confronto restino fondamentali per capire dove si sta andando a parare, anche perché non basta il confronto via chat o sui social per affermare i propri diritti».
Per Marco Contessa, referente nazionale Cisl frontalieri, «c’è troppa confusione in tema di applicazione del nuovo accordo fiscale italo-svizzero del luglio 2023. I lavoratori sono stanchi di questa situazione: vogliono chiarezza sull’applicazione dell’accordo, sono fermamente contrari alla tassa sulla salute e chiedono che i propri diritti, anche in termini di corretta corresponsione della Naspi e dell’assegno unico, siano rispettati».
Il pomo della discordia principale resta proprio l’applicazione della tassa sulla salute, che trova i rappresentanti sindacali fermamente contrari. «Gli accordi bilaterali fra Stati vengono fatti proprio per scongiurare la doppia imposizione fiscale, che è vietata – sottolinea Augurusa –. Per questo è stato stipulato l’ultimo accordo italo-svizzero, che prevede la tassazione alla fonte per l’80% e in Italia per il 20% per i nuovi frontalieri. Eppure, da una parte la Svizzera non applica pienamente l’accordo, interpretando a modo proprio la questione del confine, e dall’altra l’Italia raddoppia l’imposizione introducendo una tassa sulla salute che pesa sul reddito».
Sul punto interviene anche Raimondo Pancrazio, referente nazionale Uil frontalieri: «Nel giugno scorso, cioè pochissimi mesi fa, sono giunti ai Comuni di confine dell’arco alpino circa 129 milioni di ristorni delle tasse pagate dai frontalieri in Svizzera, che sono sempre stati considerati anche a copertura del servizio sanitario nazionale. Ora, per quale motivo si vuole introdurre una tassa ad hoc? Se proprio si volesse aumentare gli stipendi dei medici e del personale sanitario delle zone di confine, si potrebbe utilizzare una parte dei ristorni stessi, senza creare nuove imposizioni».
I sindacati hanno inoltre proposto a Regione Lombardia di rendere il contributo volontario, anziché obbligatorio, come previsto attualmente, pur riservandone il 30% ai servizi a favore del frontalierato. Quel che è certo è che le sigle sindacali non intendono arrendersi: «Abbiamo già chiesto pareri legali e procederemo con un ricorso alla Corte Costituzionale contro la tassa sulla salute – annunciano –. Impugneremo anche la questione della Naspi, chiederemo un ulteriore incontro alla Commissione regionale per i rapporti con la Confederazione elvetica e, auspicando una forte partecipazione, indiremo una mobilitazione dei lavoratori».
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