Lanzada: pienone per la prima messa di don Nicola

Il sacerdote è stato ordinato sabato mattina nella cattedrale di Como

La parrocchiale di San Giovanni Battista a Lanzada non è riuscita a contenere quanti domenica mattina hanno voluto partecipare alla prima Messa presieduta dal novello sacerdote don Nicola Bergomi, ordinato sabato mattina nella cattedrale di Como assieme al bormino don Manuel Dei Cas e ad altri due giovani. Qualcuno ha assistito alla celebrazione sulla piazza antistante la chiesa, dove la partecipazione non è stata solo nel numero, ma anche nell’intensità della preghiera e nell’emozione per un giovane del paese che ha scelto di consacrare la sua vita a Dio.

Già sabato sera don Nicola aveva ricevuto una prima accoglienza festosa dai suoi compaesani, che lo hanno salutato in piazza del Magnan. Dove il parroco della Comunità pastorale della Valmalenco, don Renato Corona, ha tracciato una breve biografia del prete novello, ricordandone il legame con il compianto don Renato Lanzetti, che lo ha battezzato, comunicato per la prima volta e preparato alla cresima. Anche il sindaco Marco Negrini ha ricordato il passato di don Nicola e i suoi studi, sottolineando come sia passato dal lavoro nella pastorizia all’impegno della pastorale. Dopo il corteo accompagnato dalla Banda musicale della Valmalenco, la serata è proseguita con la preghiera dei vespri e un rinfresco. Ieri, alla Messa, sono stati numerosi anche i sacerdoti: una quindicina i concelebranti.

Oltre a parroco don Renato Corona anche il collaboratore don Simone Trabucchi, i sacerdoti viventi originari di Lanzada, don Alfonso Rossi, parroco a Lipomo (Como), don Michele Parolini, responsabile della Comunità pastorale di San Siro (Como) e don Remo Bracelli, vicario della Comunità pastorale di Sondrio, e diversi altri. Don Nicola, che come è uso non ha proposto l’omelia della sua “prima Messa”, ha chiesto a don Michele di predicare e questi ha ricordato che, «nel breve volgere di soli vent’anni, per ben tre volte la catena di noi preti oriundi lanzadesi è arricchita di un nuovo anello». Poi ha sottolineato che quella di ieri non era «solo una bella occasione di festa, bensì per riconoscerci dentro la Chiesa, in un tempo in cui le appartenenze si sono fatte più deboli e il senso di Dio più rarefatto». Don Michele ha voluto consegnare tre parole al nuovo confratello, «che, guarda caso, iniziano tutte con la S, cosicché si possano memorizzare meglio» e «la prima S vale doppio: è lo Spirito Santo», grazie al quale «siamo preti per dire carne al pane e sangue al vino, per annunciare, evangelicamente, la remissione dei peccati». La seconda parola è stata la Sapienza di Dio per «sapere stare al mondo, seppur estranei dalla sua logica». Infine, la Speranza. «Gesù Risorto - ha affermato don Michele - ci mostra le sue ferite e, nonostante siano segno del rifiuto da parte dell’umanità, ci perdona e ci invia. Non dimentichiamolo! Egli soffia anche oggi su di noi e ci rende ministri di speranza». Al termine della celebrazione anche l’oratorio non è riuscito ad accogliere tutti i presenti, tanto che è stata allestita anche una tensostruttura all’esterno per accogliere i circa 400 presenti al pranzo preparato dai volontari.

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