Valchiavenna, allarme turismo: aspiranti guide tutte bocciate al concorso

Dopo il concorso rimangono due le guide turistiche a disposizione del Consorzio per la Promozione Turistica della Valchiavenna per la prossima stagione. Il direttore Filippo Pighetti sottolinea le difficoltà: «Bando inadatto ai piccoli borghi». Si pensa all’introduzione di nuove figure professionali.

Chiavenna

«Attendevamo il bando ormai da molti anni e quando è arrivato ci è sembrato manna dal cielo, ma le cose non sono andate per il verso giusto». Rischia di andare in grosse difficoltà il Consorzio per la promozione turistica della Valchiavenna. I 4 valchiavennaschi che hanno partecipato al concorso per l’abilitazione a diventare guida turistica sono stati tutti bocciati. E questo rischia di diventare un grosso problema in vista della prossima primavera, quando ripartirà il grosso delle visite guidate.

Attualmente, sebbene alcuni dipendenti del Consorzio, che lavorano però in ufficio, abbiano l’abilitazione conseguita molti anni fa, le guide vere e proprie a disposizione sono solamente due. Ed è impensabile che riescano a coprire tutti i bisogni, soprattutto in alta stagione. A fare il punto della situazione è il direttore del Consorzio Filippo Pighetti: «Il problema è che il bando è stato nazionale e non regionale come avveniva in passato. Questo ha comportato il fatto che le materie di studio coprissero una serie di argomenti vastissima. Un bando chiaramente calibrato sulle grandi città d’arte, dove quello della guida turistica è un vero e proprio mestiere. Nei piccoli borghi è un’attività che viene svolta come secondo lavoro, da parte di persone che hanno tempo a disposizione». E per le quali basterebbe una preparazione su materie come archeologia, beni culturali, diritto del turismo e storia bene più limitata e, soprattutto, “regionale”. Basta guardare le domande del test per rendersene conto.

E d’altronde la prova è stata passata solo dal 10% dei circa 12.000 iscritti che si sono presentati, a dimostrazione del fatto che, probabilmente, i calcoli non sono stati fatti bene. Anzi, si erano iscritti in 30.000, ma una volta uscito il bando la maggior parte ha deciso di ritirarsi e dei 1200 circa promossi non è detto che tutti arrivino in fondo. Mancano ancora l’orale e la prova pratica. «Questa criticità – continua Pighetti – mette in difficoltà molte piccole realtà territoriali a livello nazionale. Andrà trovata una soluzione e, attualmente, ci stiamo ragionando. O arriverà una soluzione a livello politico, e mi pare complicato, o si potrebbe pensare a creare una figura di tipo nuovo, una sorta di “animatore turistico”, magari legandolo ai percorsi di Città slow o Aree interne. Si tratta, però, di una strada ancora tutta da studiare perché dal punto di vista legale c’è il rischio dell’esercizio abusivo della professione». Una strada che, comunque, andrà trovata in fretta. Alla primavera non manca poi moltissimo.

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