
Tempo Libero / Morbegno e bassa valle
Sabato 31 Maggio 2025
La favola, il mito e lo stupore. Su tela
Cultura Aperta fino al 2 giugno la mostra con i quadri di Gianfilippo Usellini al Museo valtellinese di storia e arte. Un’esposizione da non perdere: ecco la proposta di un percorso attraverso quattro opere commentate da Pontiggia
Sondrio
Consiglio di visita per il ponte festivo alle porte a Sondrio con la mostra “Gianfilippo Usellini. Dipingere la favola, il mito, lo stupore”, promossa dal Comune di Sondrio e allestita fino a lunedì 2 giugno compreso al Museo valtellinese di storia e arte. Proponiamo qui un percorso attraverso quattro opere commentate dalla curatrice Elena Pontiggia che possono fornire una chiave di lettura.
Dalla notte de “La sonnambula” ai fiori che dominano “Terrazza sul giardino”
Nell’opera “Terrazza sul giardino” Usellini riprende fedelmente uno dei grandi vasi di pietra ricolmi di fiori che si trovavano nella sua casa di famiglia ad Arona. La visione ravvicinata del vaso aumenta a dismisura l’incombere delle corolle e degli steli, rendendo innaturalmente piccole le chiome degli alberi e le figure sul terrazzo. «Non siamo noi a guardare le zinnie, sono loro a guardare noi – suggerisce Pontiggia -. Sullo sfondo, intanto si stabilisce un dialogo muto fra la damina in abito rosa e il giovane che la guarda in lontananza, avviando la trama di una vicenda di cui non conosciamo i contorni. Un semplice angolo di casa si trasforma in un racconto pittorico».
Il tema
Evocativo del tema della mostra “La sonnambula”: di notte, fra i palazzi immersi nel buio, le ciminiere che continuano a emettere il loro fumo e l’acqua di un canale che scorre sulla destra, una sonnambula, con gli occhi chiusi e le braccia aperte, cammina sul tetto di una casa. È un tema che Usellini aveva già affrontato qualche anno prima e che qui ripropone con alcune varianti.
«Siamo dei sonnambuli», ha lasciato scritto l’artista. Intendeva dire che viviamo senza sapere da dove veniamo e dove andiamo, ma anche che occorre seguire i nostri sogni, come appunto fanno i sonnambuli, che camminano senza vedere che cosa li circonda, ma seguendo il filo delle loro apparizioni notturne. Usellini affronta, qui, anche il tema sironiano del paesaggio urbano. A differenza di Sironi non lo interpreta però drammaticamente, ma come una pièce teatrale, dove la protagonista si muove come su un palcoscenico, nel silenzio della notte.
Terzo focus su “Lungo il fiume”. Un’alta muraglia di mattoni divide, come un sipario, lo spazio normale, quello dove camminano tranquillamente due persone chiuse nei loro pensieri, e lo spazio dello stupore: quello, cioè, dove due innamorati si stringono in un abbraccio e un bambino gondola gioca con la sua barchetta. «Non c’è una grande distanza fra il mondo feriale e il mondo magico, ma è una distanza incolmabile per chi non sa ritrovare, a qualunque età, lo spirito d’infanzia – spiega la storica dell’arte -. Tutta la composizione, peraltro, si sviluppa come un teorema geometrico, fra le linee orizzontali dei mattoni, la diagonale della scala e le verticali degli agganci delle barche che si confondono con le verticali lungo i muri».
Lo scontro
E arriviamo a “La rissa” che, in realtà, in quest’opera non c’è. Lo scontro furibondo, qui, non è rappresentato con scene di violenza, ma suggerito attraverso la stanza devastata, il tavolo e le sedie rovesciate, la tovaglia caduta a terra, i quadri sottosopra, mentre sullo sfondo un uomo si allontana in fretta, come se volesse abbandonare quel luogo il più rapidamente possibile. Usellini riesce così a raffigurare tutta la tensione della scena, senza indulgere a dettagli troppo realistici o espressionisti.
Nonostante lo scompiglio dei singoli elementi, la composizione è impostata su un architettura salda e ferma. L’opera assume così un carattere metaforico: nella stanza ordinata della nostra vita può irrompere spesso il disordine, il negativo. Il tema del quadro è la lotta fra bene e male, che l’artista affronta in tanti suoi lavori. «La mia pittura vuole rappresentare il bene e il male, la loro perpetua lotta e il loro continuo intrecciarsi e giocare sulla bilancia della vita. Si tratta di un problema che mi ossessiona fin dagli anni ormai lontani dell’infanzia», diceva il pittore.
© RIPRODUZIONE RISERVATA