
Economia / Sondrio e cintura
Martedì 22 Luglio 2025
Bresaola Valtellina Igp, aumentano i costi per l’import di materia prima
Mario Francesco Moro, presidente del Consorzio di tutela della bresaola di Valtellina Igp, ospite di Focus talk show su Unica Tv spiega come le aziende della provincia di Sondrio facciano fatica a reperire carne in Europa. Rincari inevitabili per le imprese e per i consumatori, nonostante l’export sia in crescita
Sondrio
Non sono i dazi di Trump ad incidere sulla tenuta del settore della produzione della bresaola Igp, Indicazione geografica protetta, della provincia di Sondrio, che annovera 14 aziende di cui 13 socie del locale Consorzio di tutela, ma sono i maggiori costi dovuti alla necessità di recuperare la materia prima al di fuori dei confini europei e precisamente in Sudamerica. Ciò che ha già prodotto un rincaro del prezzo al consumo della bresaola, aumentato nel gennaio scorso, e un secondo è atteso in autunno. Non ci sono possibilità di ovviare a questa situazione che non potrà non riverberarsi sia sui margini di guadagno delle aziende produttrici di prodotto certificato comprimendone il fatturato sia sulle tasche dei consumatori.
«Gli studi finora condotti ci dicono che il consumatore italiano e il consumatore in generale non smetterà, per questo, di acquistare il prodotto - precisa Mario Francesco Moro, presidente del Consorzio di tutela della bresaola di Valtellina Igp, ospite di Focus talk show su Unica Tv -, però potrà arrivare a ridurre la frequenza del consumo, questo sì. Per quanto riguarda di dazi di Trump, in questa fase, invece, non ci ledono più di tanto, perché stiamo iniziando solo ora ad entrare davvero nel mercato statunitense. La validazione del processo di esportazione del prodotto negli States risale solo allo scorso gennaio, per cui, in questa fase, si stanno interfacciando le autorità per avviare veramente questo mercato, ancora tuttavia allo stato embrionale. Il nostro mercato di riferimento resta quello italiano, tutto, perché siamo conosciuti ovunque in Italia, anche grazie alle campagne promozionali del Consorzio, a quelle condotte dagli altri Consorzi di tutela di prodotti a denominazione con cui operiamo in sinergia in valle, e grazie al territorio stesso. Il nostro prodotto, si parla di 12.600 tonnellate nel 2024 (+ 6,52% sul 2023, ndr), è destinato al 95% al mercato italiano e solo un 5% va all’estero, per il 72% nei paesi Ue e per un 28% in quelli extra Ue, in particolare in Medio oriente e paesi di religione islamica».
A preoccupare le aziende produttrici di bresaola di Valtellina Igp, quindi, non è tanto l’export, per quanto si punti da tempo ad aumentarlo ed è anche aumentato del 4,64% lo scorso anno con un valore di 14 milioni di euro, ma è l’import della materia prima.
«Noi non ci possiamo approvvigionare sul mercato italiano, perché è concentrato sulla mucca da latte non da carne, e quello europeo tradizionale, come Francia, Irlanda, Germania, Polonia e Austria non produce abbastanza per effetto delle politiche di green deal perseguite dall’Europa - dice Moro -. Per cui siamo costretti ad importare dal Sud America ad un costo superiore al 50% di quello iniziale che ricade inevitabilmente sulle nostre aziende, ma anche sui consumatori. Abbiamo un buon rapporto con la grande distribuzione che comprende molto bene la nostra situazione, perché la vive al nostro pari con riguardo all’approvvigionamento di carne da macelleria, ma rincari e cali di marginalità saranno inevitabili. E a tutto ciò si aggiunga i potenziali maggiori costi che potrebbero derivare dall’entrata in vigore del decreto anti deforestazione del Sudamerica che vuole sia certificata la provenienza della carne bovina importata da quei paesi tracciata come non proveniente da zone deforestate. Già oggi la carne importata ha questa certificazione, ma l’Europa vorrebbe garanzie ulteriori».
Insomma, siamo di fronte ad una situazione molto fluida, complessa, che dà conto della diverse dinamiche che regolano un settore produttivo di eccellenza della provincia di Sondrio eppure così sotto pressione. Ci vorrà tutto l’impegno del Consorzio, la sua azione di pressing sulle autorità provinciali, regionali, nazionali ed europee per far sì che la materia prima possa essere procacciata senza gravi ripercussioni su una filiera produttiva da 480 milioni di euro di valore al consumo, solo in Italia, e che dà lavoro, in Valtellina e Valchiavenna, a 1400 persone, il 4% in più sul 2023.
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