
Economia / Lecco città
Giovedì 08 Maggio 2025
Economia: a Lecco cresce la cassa integrazione. «Campanello d’allarme»
Con oltre un milione di ore autorizzate nel primo trimestre di quest’anno (1.138.934 ore), la provincia segna una crescita del 30,7% rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso.
Lecco
Nel primo trimestre di quest’anno il Lecchese attraversa un’esplosione di cassa integrazione. Con oltre un milione di ore autorizzate nel primo trimestre di quest’anno (1.138.934 ore), la provincia segna una crescita del 30,7% rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso. Una percentuale, quella lecchese, superiore di 10 punti rispetto alla crescita media registrata in Lombardia (+20,3%).
In provincia di Lecco sono 2.233 i lavoratori in cassa integrazione, 524 in più rispetto a un anno fa, con tendenza di richieste ancora in aumento, per un totale di 1.070.602 ore di cassa ordinaria per 2.099 persone e 68.332 di straordinaria per 134 persone. A crescere di più (+34%) è la cassa ordinaria, mentre la straordinaria segna un +5,5%. «In Lombardia l’incremento, evidenzia il segretario confederale della Uil Lombardia, Salvatore Motneduro - va letto come un segnale d’allarme legato a difficoltà di natura strutturale più che transitoria: difficoltà nel reperimento di commesse, rallentamenti della domanda internazionale, incertezza sui costi energetici e crisi delle filiere produttive sono solo alcuni dei fattori alla base di questa impennata. La frenata dell’industria è un segnale che non possiamo ignorare e il rischio è che diventi strutturale e si traduca in una perdita duratura di posti di lavoro e competenze, soprattutto nei territori più periferici».
Secondo dati della Uil Lombardia sulla base di dati Inps, la crescita maggiore nel Lecchese riguarda l’industria (+32,2%), seguita dall’edilizia (+23%, ), mentre sostanzialmente non si registra cassa integrazione nel commercio dove in tutta la provincia le persone in Cig sono 19. La situazione lecchese non è certo un’eccezione in Lombardia, dove tranne Milano, Cremona e Mantova tutte le province registrano un’impennata di ore autorizzate, mentre i picchi peggiori per il comparto dell’industria si registrano a Monza (+69,4%), Lodi (+300,4%), Pavia (+53,2%). Milano registra infatti un calo del 13,1%, «ma questa resistenza del capoluogo non basta a compensare le difficoltà che attraversano le province industriali, spesso più esposte ai cicli globali e alla competizione internazionale - afferma Monteduro secondo cui - questi dati, se letti con attenzione, lanciano un messaggio chiaro: serve una risposta articolata e tempestiva. Occorre rafforzare le politiche attive del lavoro, investire nella riqualificazione professionale, sostenere l’innovazione nelle Pmi e potenziare gli strumenti di contrasto alla povertà lavorativa. La cassa integrazione è uno strumento importante, ma non può diventare strutturale né l’unica risposta a una crisi che rischia di assumere un carattere sistemico».
Per il sindacato gli ultimi dati e la tendenza di richieste ancora in crescita per gli ammortizzatori sociali testimoniano “un serio campanello d’allarme”, in un quadro complessivo in cui «l’industria frena, i salari sono decurtati e crescono le riorganizzazioni aziendali». L’obiettivo è dunque quello di un piano regionale per l’occupazione per sostenere «un sistema produttivo ancora fragile, in cui alcune province e comparti sembrano arrancare, mentre altri riescono a reggere meglio l’urto della congiuntura economica incerta».
© RIPRODUZIONE RISERVATA