Il ministro Giorgetti: «Pil, +11% in due anni risultato eccellente»

Workshop Ambrosetti Il ministro dell’Economia: «Grande prova alla luce delle difficoltà affrontate. Siamo in condizioni migliori di altre economie europee»

L’Italia ha superato egregiamente un periodo molto duro. Un mese fa l’Istat ha certificato che il Pil dello scorso anno è cresciuto del 3,7%. Se mettiamo insieme questo dato con quello del 2021, pari al 7%, l’economia italiana è cresciuta complessivamente poco meno dell’11% in due anni: lo ha sottolineato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in chiusura del Workshop “Lo Scenario dell’Economia e della Finanza” organizzato a Villa d’Este da The European House – Ambrosetti.

«È un risultato molto importante, potrei dire straordinario - ha affermato Giorgetti - soprattutto alla luce delle forti difficoltà che abbiamo dovuto e continuiamo a affrontare, che colloca l’Italia in una posizione paradossalmente migliore rispetto alle economie europee».La resilienza del sistema produttivo italiano, che si è trovato ad affrontare le recenti crisi in condizioni adeguate, è stata uno dei fattori chiave della ripresa.

«Covid, crisi enegetica, guerra, ma anche ma anche la digitalizzazione e il cambiamento del mondo del lavoro sono crisi successive e trasfomazioni epocali importanti che stanno avvenendo nell’arco di poco tempo – è la considerazione di Paolo Pozzi, Ceo di Agrati Group Lecco, ieri a Cernobbio – condivido quindi l’analisi emersa nel Workshop che valuta positivamente la capacità delle imprese di reagire alle difficoltà e di cogliere le opportunità che si presentano anche se la visibilità delle prospettive future è ridotta». Nonostante tutti i fattori di rischio globali, anche finanziari «le previsioni per il 2023 sono in miglioramento – ha annunciato il ministro Giorgetti - ci aspettiamo, anche in base alle stime dei modelli interni, variazioni congiunturali positive del PIL nella prima metà dell’anno che, congiuntamente al trascinamento della crescita proveniente dallo scorso anno, ci porteranno a rivedere leggermente verso l’alto l’obiettivo di crescita per il 2023 precedentemente indicato che ricordo fissato allo 0,6%. Ci troviamo – ha aggiunto - in una fase molto dinamica, che presenta rischi di varia natura ma offre anche notevoli opportunità». Tra i rischi all’orizzonte ieri è stato sottolineato i calendario di attuazione del Pnrr: secondo l’Osservatorio Pnrr di The European House - Ambrosetti solo il 6% dei finanziamenti è stato speso e solamente l’1% dei progetti è stato completato. Inoltre, il 65% dei progetti passa dai Comuni e il 60% di questi passa dai Comuni con meno di 5.000 abitanti, con notevoli difficoltà nella gestione dei progetti stessi.

Dato il ritardo accumulato, la nuova pianificazione del Pnrr prevede uno spostamento in avanti di oltre 20 miliardi di euro di spese previste per il triennio 2020-2022 (-49,7%). Il ritardo, da recuperare già dall’esercizio 2023, prevede un’accelerazione rispetto alla programmazione iniziale di oltre 5 miliardi di euro. Valutando invece il numero di progetti finanziati ed attuati, ad oggi, solo l’1% del Pnrr è stato concluso, quindi solamente 2.037 progetti su 171.610.

«È indispensabile uno sforzo collettivo per un cambio di rotta, recuperando i ritardi e cogliendo l’opportunità unica che Next Generation EU offre – ha spiegato Valerio De Molli, managing partner & Ceo The European House Ambrosetti - Il 65% dei progetti Pnrr è in capo ai Comuni e che il 70% dei Comuni italiani ha meno di 5.000 abitanti, è necessario fare una riflessione sulla loro capacità di spesa e di gestione dei progetti».

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