Economia / Sondrio e cintura
Domenica 21 Aprile 2019
Mele in India, succhi nel Sud Italia
La primavera di Melavì si è aperta con il progetto “Frutta nelle scuole” che coinvolge molte regioni. Sul fronte export sono in partenza dagli stabilimenti della coop le pregiate Red delicious, destinate anche in Egitto.
Sud Italia ed estero, perché è fuori provincia che si gioca la partita. E allora mele in partenza per l’Egitto e l’India, mentre i succhi sono destinati a Calabria e Sicilia. Nei due stabilimenti Melavì di Tovo S. Agata e Ponte in Valtellina si lavora incessantemente per rispettare i tempi di consegna e soddisfare le richieste della clientela. Con un’annata produttiva che si prospetta positiva secondo le prime indicazioni fornite dai tecnici, la primavera si è aperta con il progetto “Frutta nelle scuole”. Melavì, partner del ministero delle Politiche agricole e alimentari, fornisce il succo di mele a molte delle scuole d’Italia coinvolte nell’iniziativa, dalle Alpi alla Sicilia. Il primo lotto, destinato a Calabria e Sicilia, è già partito e la settimana prossima toccherà a quelli per le scuole di Puglia e Campania e di Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. «Confidiamo in un’annata positiva - sottolinea il presidente Bruno Delle Coste -: le basi sono state gettate negli anni scorsi grazie a un’oculata politica di contenimento dei costi attraverso la razionalizzazione delle attività. La concentrazione nello stabilimento di Tovo Sant’Agata della lavorazione delle mele e in quello di Ponte in Valtellina della produzione dei trasformati, ci ha consentito una migliore organizzazione dal punto di vista della logistica e del personale e un oggettivo miglioramento dell’efficienza. Così strutturati siamo pronti a rispondere alle richieste del mercato». Il mercato è italiano ma anche estero e oltre alle mele è sempre più interessato ai trasformati, i succhi in particolare. In Egitto e in India le preferite sono le mele rosse, le pregiate Red delicious: da Tovo Sant’Agata partono ogni settimana otto container destinati ai due Paesi con una buona remunerazione.
«L’export – ha spiegato pochi giorni fa al nostro giornale Daniele Ursini responsabile commerciale di Melavì – pesa intorno al 20%-30% del fatturato, che si aggira intorno ai 20 milioni di euro. I mercati sono però in continuo movimento per il nostro settore, pensiamo che lo scorso anno sempre per quanto riguarda il commercio in altri Paesi, il nostro export ha pesato non più del 2% del fatturato». Melavì opera, nel Mediterraneo, in Giordania, Egitto, Marocco e Libia e ha aperto una favorevole partita commerciale internazionale con l’India. «Noi – precisano da Ponte – dobbiamo puntare a mercati che riconoscano la qualità, e di conseguenza consentano maggiori soddisfazioni nel riconoscimento del prezzo». E si parla sempre più spesso di Cina e di Via della seta. «Per quanto riguarda la Cina – ha aggiunto – il mercato se apre interessa, fermo restando che si parla di un Paese immenso, e vanno effettuate valutazioni commerciali». Sul fronte italiano le vendite sono in linea con le previsioni del Piano industriale presentato ai soci nell’ultima assemblea. A febbraio è stato pagato il primo acconto, pari a 10 centesimi al chilogrammo, e all’inizio di giugno toccherà al secondo, di importo analogo, prima del saldo della liquidazione previsto per l’autunno. Nel 2018 ai soci erano stati pagati quasi cinque milioni di euro, a fronte di 160mila quintali di mele conferite.
«Tutto procede secondo quanto era stato programmato - conclude Delle Coste -: stiamo lavorando per allargare il mercato delle mele e dei trasformati allo scopo di garantire la migliore remunerazione ai soci. Fare frutticoltura in montagna è faticoso e costoso, ma noi non ci abbattiamo davanti alle difficoltà. Noi continuiamo a lavorare con il massimo impegno per ottenere il miglior risultato possibile nell’interesse dei soci e del territorio».
© RIPRODUZIONE RISERVATA