Più cari gli skipass. «Ma gli impianti riapriranno tutti»

Turismo invernale I gestori sono preoccupati. «Non si può non partire, fermeremmo il sistema». Aumenti del 7-11% in attesa di aiuti dallo Stato

«Noi faremo il nostro dovere. Apriremo gli impianti da sci, perché rappresentano il volano della stagione invernale per le nostre stazioni turistiche e non possiamo permetterci di restare chiusi. Però i costi a tutti i livelli saranno esorbitanti. Insostenibili per qualsiasi operatore, per cui chiediamo il supporto di tutti, enti pubblici e operatori privati».

É questo il “sentiment” comune agli operatori dello sci di casa nostra, costretti a fare i conti, a meno di due mesi dall’avvio della stagione invernale, con rincari capestro, capaci, se non sanati, di produrre voragini di bilancio.

Valmalenco

«Se lo scorso anno, abbiamo sborsato 500mila euro per la fornitura di energia elettrica, entro fine anno arriveremo a quota un milione di euro - dice Franco Vismara, ad della Funivie al Bernina,del Palù, in Valmalenco - . Quindi, costi raddoppiati che rischiano oltretutto di aumentare ulteriormente. E non capisco neanche bene perché, dato che Eni dicono stia guadagnando 7 miliardi di euro. Qualche conto mi sembra non torni. In ogni caso, noi non ci fermeremo. Non siamo un albergo o un ristorante che può decidere di staccare la spina. Dobbiamo aprire per il bene del turismo della valle, e lo faremo a Sant’Ambrogio, a meno che nevichi prima, però gli enti pubblici devono intervenire. Anche riducendo l’Imu, per esempio».

Aprica

Grande preoccupazione anche ad Aprica, in casa di Domenico Cioccarelli, ad della società impianti Sita spa, sorta dalla fusione di due storiche realtà del posto, Sita e Siba.

«Sono molto, molto preoccupato perché rischiamo di passare da 200mila euro di costi energetici, a più di un milione di euro. E non è tutto, perché è rincarato anche il gasolio che serve per i gatti battipista, è rincarato il tasso praticato dalle banche e più oneroso è anche il nuovo contratto di settore entrato in vigore da poco. Per cui tutti questi elementi vanno considerati e non ci fanno dormire la notte. Ora, noi ad Aprica apriremo, vogliamo aprire ed essere pronti per il primo fine settimana di dicembre, perché sennò ne va della stagione invernale in tutta la località, però supportarci dovrà essere una priorità, diversamente salta il banco a tutti i livelli».

Inevitabile, qui come in quasi tutte le nostre località sciistiche, un aumento dei prezzi degli skipass dal 7 all’11%. È comunque insufficiente a tamponare il drenaggio di liquidità dovuto all’aumento dei costi. «Nessuno potrebbe aprire gli impianti dentro un contesto simile - conclude Cioccarelli - infatti c’è già qualche località dell’arco alpino, magari piccola, che ha dato forfait, però come si fa a non aprire? Ne va di tutto il settore e anche dei nostri dipendenti. Solo noi di Sita ne abbiamo 50, non sono numeri da poco...».

Alta Valle

Ragionamenti comuni a tutti gli impiantisti tant’è che, anche a Bormio, la Sib (Società impianti Bormio) si sta facendo i conti in tasca. «Noi abbiamo fatto interventi ed investimenti straordinari, sulle piste - dice Valentino Galli, presidente della società - noleggiando un grande decespugliatore che ha ripulito dagli arbusti tutte le piste. Per il 3 dicembre saremo aperti ed abbiamo aumentato i biglietti del 13%, ma è niente rispetto ai maggiori costi che dovremo sopportare. Siamo passati dai 15-17 centesimi al kilowattore delle bollette standard, ai 55 dell’ultima. Destinati ad aumentare. Impossibile stare tranquilli, se non ci sarà un supporto degli enti».

Guarda avanti con coraggio, ma con tanta prudenza anche la Fupes, di Pescegallo, in Val Gerola, di Fabio Mattarelli che punta ad aprire il 3 dicembre «neve permettendo - dice Mattarelli - e con prezzi ritoccati del 10%. Speriamo, però, in qualche significativo aiuto».

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