
Editoriali / Lecco città
Martedì 12 Novembre 2013
Abusivismo di lusso
Griffe fatte in Cina
si vendono in casa
Confcommercio denuncia: il fenomeno cresce
Un lecchese su quattro nel corso di quest’anno
ha comprato un prodotto o un servizio illegale

Sigarette contraffatte provenienti dalla Cina e smerciate irregolarmente. Venditori abusivi che girano per la città, da quelli ai posteggi ai ragazzi con fasci di rose.
Laboratori senza le carte il regola che producono abbigliamento e accessori da vendere illegalmente.
Accanto all’abusivismo di “strada” c’è quello di alta classe con prodotti di marchi noti contraffatti talmente bene da essere quasi irriconoscibili. Prodotti spesso venduti in case private con ingresso ad invito. L’abusivismo non è solo quello del venditore di strada o della bancarella irregolare, è una piaga che si inserisce nei vari strati del tessuto sociale, e colpisce anche il territorio lecchese.
Un quadro a tinte fosche
I dati nazionali possono essere letti anche sul fronte territoriale, visto che ormai l’abusivismo è ovunque, come è emerso ieri mattina nell’ambito dell’incontro “Legalità mi piace” organizzato da Confcommercio a palazzo Falck, con la visione in tempo reale dell’incontro di Roma con Carlo Sangalli presidente nazionale di Confcommercio e il ministro dell’interno Angelino Alfano.
Sangalli ha delineato un quadro dalle tinte fosche: «In Italia sette attività su cento sono abusive e sottraggono 17 miliardi e 200 milioni di introito. Chiediamo tolleranza zero».
Sulla base di vari sondaggi messi a punto da Confcommercio emerge che quattro imprese su cinque (l’82,4%) si ritengono danneggiate dall’azione dell’illegalità e dai meccanismi commerciali fuori dalle regole.
Le imprese ne risentono
Oltre un terzo delle imprese (il 34,9%) segnala l’acuirsi dei fenomeni illegali rispetto a tre anni fa nel territorio in cui opera; per il 75,3% degli imprenditori del terziario l’azione dell’illegalità, in tutte le sue forme, genera concorrenza sleale o riduce i ricavi e il fatturato per mancate vendite.
Inoltre il 66,4% delle imprese ritiene che la crisi economica stia favorendo l’acquisto di prodotti e servizi illegali, mentre per oltre il 70% degli imprenditori il motivo principale dell’acquisto di prodotti o servizi illegali è di natura economica.
«Serve maggiore informazione - ha ribadito il presidente di Confcommercio Peppino Ciresa - bisogna sensibilizzare la gente che non sempre comprende che acquistando illegalmente va a sostenere l’evasione fiscale, quelle sacche sommerse. Gli abusivi non pagano le tasse a differenza dei commercianti regolari».
Un consumatore su quattro nel corso di quest’anno ha acquistato almeno una volta un prodotto o un servizio illegale. Il fenomeno è in crescita ed è diffuso più tra le donne e i giovani. In testa agli acquisti di abbigliamento per il 41,2%, seguito dagli alimentari per il 28,1% e dalla pelletteria per il 26,9% . Oltre il 50% degli acquirenti giustifica l’acquisto illegale con ragioni economiche.
Pacchetti identici
Abbigliamento ma anche sigarette. «Nell’ultimo anno abbiamo registrato un calo di vendite del 15% dovuto alla crisi ma anche al contrabbando - ha spiegato Fulvia Nava presidente provinciale della Fit tabaccai - sul mercato sono comparse sigarette “made in Cina” a prezzo ridotto e vendute con giri di contrabbando. Spesso i pacchetti sono così ben copiati che chi le acquista non si accorge che non sono quelle originali. Potrebbero anche contenere sostanze molto pericolose».n
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