
Quando penso all’estate, mi viene in mente come il periodo dell’anno in cui si ha la possibilità maggiormente di sostare, di riflettere e di riposare. Mi auguro che questo sia per ciascuno e per tutti.
È importante ritornare a meravigliarci. Siamo sollecitati, cioè, a riprendere e a utilizzare dentro di noi la capacità di vedere l’invisibile. La meraviglia, infatti, di fronte alla vita contiene una carica spirituale. Lasciamoci ancora una volta prendere dallo stupore delle cose belle e buone che sono dentro e attorno a noi.
Senza lo stupore non si ha più il gusto della vita, non si impara più, non ci si educa più. In questo mondo sembra venir meno la voglia della riflessione. Tutto sembra assorbito dalla tecnica, dalle cose da fare e da quanto si ha. L’invenzione e la memoria cedono il passo alla ripetitività e all’ossessivo presente.
Questa incapacità a pensare e a riscoprire il valore dei sentimenti è più diffusa di quanto possa a prima vista apparire. Il ritmo della vita è frenetico ed è scandito solo da tante cose da fare e da innumerevoli immagini da immagazzinare. Manca lo stupore dell’incontro, la sorpresa della relazione con gli altri, l’entusiasmo del sentirsi in grado di dialogare, di ascoltare e di intuire.
Si tratta di recuperare una “vera educazione” per grandi e piccoli. Educare ed educarsi non è semplicemente un informare o dare istruzione, ma è soprattutto un appassionarsi, un custodire senso e significati. Bisogna spezzare questo vuoto interiore che rischia di travolgere molti nella nostra società complessa e inondata dalla tecnica e dall’efficienza, dove tutto sembra frammentario e liquido.
Le stragi barbare di un fondamentalismo assurdo, le tragedie vicino a noi, la precarietà del vivere che riempie di drammi, anche di suicidi o di omicidi di molte vite di giovani e di donne, gli incendi dolosi o meno, i terremoti e un clima contradditorio scorrono di fronte a noi come tanti eventi e notizie in un clima di indifferenza e di impotenza. Siamo convinti che c’è una via di uscita a questa situazione invivibile e priva di senso.
Occorre invertire la tendenza: favorire e sviluppare nel vivere quotidiano relazioni autentiche tra le persone per riscoprire cosa significa dare e ricevere, voler bene ed essere voluti bene, avere “chi ti chiama per nome” e chiamare per nome. L’esperienza di fede scorre dentro questo cammino all’apparenza “orizzontale”, ma in grado di rivelare quanto sta “oltre” e, quindi, davvero aperto al Trascendente, ad un Dio che ci ama sempre per primo e in un modo gratuito. Senza verità e amore non si vive.
Buona estate alle lettrici e ai lettori de “La Provincia di Lecco” con la possibilità di grandi e sorprendenti opportunità.
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