
(Foto di Luca Gianatti)
Aree montane in Costituzione
E adesso tocca alla Regione
L’emendamento dei relatori, oltre alla firma di Finocchiaro c’è anche quella di Calderoli, è frutto dell’opera “diplomatica” della nottata e della mattinata di oggi
«Per gli enti di area vasta, tenuto conto anche delle aree montane, fatti salvi i profili ordinamentali generali relativi agli enti di area vasta definiti con legge dello Stato, le ulteriori disposizioni in materia sono adottate con legge regionale».
Bocciati gli emendamenti di Jonny Crosio e della Lega Nord che chiedevano particolari forme di autonomia per i territori interamente montani e confinanti con Paesi stranieri, ritirato - su richiesta della relatrice del Pd Finocchiaro - quello del senatore morbegnese Mauro Del Barba, il 39.32, che chiedeva la stessa cosa, nel giorno in cui il Senato dice addio alle Province - passato l’articolo 28 - è questa l’unica dicitura che resterà nella Carta costituzionale relativamente alla specificità montana. Un po’ poco, tanto per usare un eufemismo, secondo Crosio, la vittoria della mediazione secondo Del Barba.
Lo sapevamo certo, ma confidavamo in un ravvedimento - dice Crosio -. È assurdo che il governo rimanga sordo al richiamo dei territori di montagna che rivendicano il diritto ad avere maggiori tutele attraverso il riconoscimento di particolari condizioni di autonomia, com’è del resto per le altre province interamente montane che confinano con Stati esteri. Renzi e i suoi ministri non hanno voluto sanare quella che rimane un’ingiustizia storica per Sondrio nel momento in cui, con la riforma costituzionale, avrebbero potuto farlo».
Di tutt’altro avviso rispetto alla reazione di Crosio quella del collega del Pd Del Barba: «È un’ottima notizia che il Governo e i relatori abbiano deciso di riformulare l’emendamento 39.500 che inserisce nella nostra Costituzione il riconoscimento delle aree vaste e montane - dichiara il morbegnese - . Questo consoliderà le particolari forme di autonomia precedentemente ottenute con il ddl Delrio. Chi temeva che quanto ottenuto potesse essere cancellato con la riforma del Titolo V ora può esultare: la Costituzione blinda la nostra autonomia».
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