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Lunedì 11 Febbraio 2013
"Basta slot machine nel mio bar"
La protesta della barista di Bormio
Le ha messe alla porta come fossero clienti indesiderati. Dall'inizio del mese le macchinette mangia soldi non abitano più al «Lord Byron» di Bormio, sfrattate dalla titolare del bar-pub, Giuliana Covino
Bormio - Le ha messe alla porta come fossero clienti indesiderati. Dall'inizio del mese le macchinette mangia soldi non abitano più al «Lord Byron» di Bormio, sfrattate dalla titolare del bar-pub, Giuliana Covino.
«Me lo ero riproposta più volte anche in passato di togliere quelle macchinette infernali dal mio locale, ma col 2013 mi sono detta "anno nuovo e vita nuova" e quindi le ho fatte sparire». Non è una scelta di arredo del locale e neppure una di marketing dell'attività, semplicemente la signora che arriva da Sorrento era stufa di vedere i clienti spremuti dalle macchinette come i limoni della sua città natale.« Persone perbene ed anche amici cari gettavano la paga del mese nelle macchinette- rivela la titolare- Era inutile parlare con loro per cercare di convincerli a smettere. Loro stessi erano consci che non avrebbero mai vinto, ma candidamente confessavano che la loro era una vera e propria malattia». Una vera e propria dipendenza da gioco senza neppure la speranza di vincere. Monete che scendono nella macchinette come noccioline in bocca sulla poltrona di un cinema. Portafoglio che man mano si alleggerisce. Lo sguardo sempre più cupo verso la cassa con la richiesta di "cambiare" il 50 o 100 euro per avere ancora la moneta. Monete come pallini di un fucile nella lotta ai mulini a vento. Non era un vizietto solo dei clienti del Lord Byron: «Sono dieci anni che faccio questo lavoro, qui in Alta Valle, e la scena straziante si ripeteva anche in passato», assicura la signora, nemica della macchinette. Come la mamma costretta a lasciare il vasetto di nutella sullo scaffale del supermercato perché altrimenti a casa il figlioletto se lo divora in un giorno, la signora Giuliana è arrivata alla drastica decisione di non offrire più quel servizio nel suo bar.
«Ma gli affezionati delle macchinette non li ho certo persi, sono diventati clienti come tutti gli altri. Vengono a trovarmi, bevono qualcosa, facciamo quattro chiacchiere. Mi dicono che ho fatto bene a liberarmene». Certo poi la "malattia" li porta nei bar dove trovano ancora le loro amate-odiate macchinette.
«Ho avuto i complimenti anche di qualche collega - svela la signora Covino -. Spero davvero di essere la capofila di un'azione più prolifica di abbandono delle macchinette». Per la salute dei suoi clienti Giuliana ha rinunciato anche a del guadagno: «Il 15% dell'utile netto fatto registrare dalle macchinette, ma su questa cifra vanno pagate anche le tasse».
Problemi che adesso la signora venuta dal Sud non ha più. Il Lord Byron sui trova sulla strada che porta al Pentagono di Bormio.
Lì era giusto giocare perché il gioco erano le prodezze dei grandi campioni di basket che si sono succeduti in tanti anni di palla a spicchi. Dove c'erano le macchinette all'interno del bar c'è un giochino, innocente che non mangerà i salari dei padri di famiglia afflitti dalla sindrome del gioco.
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