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Venerdì 05 Dicembre 2008
De Magistris e le inchieste politiche
Scontro tra Procure, interviene il Colle
Sta degenerando in una guerra tra le Procure di Salerno e Catanzaro la denuncia di Luigi De Magistris, già pm nella città calabrese, su un complotto di magistrati per bloccare le sue inchieste su affari e politica. Napolitano ha chiesto le carte, fango sul vicepresidente del Csm Mancino
Prima le perquisizioni, poi l'apertura dell'indagine, ora la bufera giudizio-politica. Tutto nasce dalla "vendetta" dell'ex pm di Catanzaro Luigi De Magistris che, dopo essere stato punito per le inchieste su affari e politica "Why not?" e "Poseidone" ha denunciato alla procura di Salerno un 'complotto' per farlo fuori da Catanzaro e stroncare le sue indagini.
"GUERRA PER BANDE"
I provvedimenti della procura di Salerno contro l'operato di quella di Catanzaro e la conseguente reazione dei catanzaresi sono diventati in breve una "guerra tra bande", come dice l'ex capo dello Stato Francesco Cossiga. La Procura di Catanzaro ha infatti bloccato gli atti relativi alle inchieste di De Magistris già sequestrati dai pm di Salerno, un vero e proprio 'controsequestro'. Inoltre, per sette magistrati della Procura salernitana, fra cui il procuratore capo Apicella, sono sott'accusa da parte dei colleghi catanzaresi che denunciano ipotesi di abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio, dato che le inchieste sono tuttora in corso e la sottrazione degli atti comporterebbe un inevitabile blocco dell'attività di indagine.
IL COLLE
In questa guerra sono finiti anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Il primo, infatti, ha scritto una lettera, per mano del segretario generale del Quirinale Donato Marra, al pg di Salerno per chiedere "informazioni e ove possibile atti" per "capire" la situazione. Il secondo, per parte sua, ha minacciato in mattinata le dimissioni se anche soltanto uno 'schizzo di fango', sollevato dalle dichiarazioni di De Magistris, finirà sulla sua giacca.
L'iniziativa di Napolitano, spiegano dal Colle, non è stata una indebita interferenza, visto che il capo dello Stato non è intervenuto nel merito della vicenda. Napolitano, è la tesi dei suoi, si è invece mantenuto nei limiti dei suoi poteri di garanzia della funzione giurisdizionale di ogni Procura competente, perchè il sequestro degli atti processuali potrebbe provocare la paralisi di una funzione essenziale come quella della giustizia. Per il Colle è questo "l'elemento senza precedenti" citato nella lettera di Marra da cui è nata la decisione di Napolitano di acquisire notizie per capire come si è sviluppata la vicenda.
IL CASO MANCINO
Gli strali e le minacce di Mancino, invece, sono arrivate in replica a una serie di articoli, in buona parte pubblicati da Il Giornale, dove si parla di conversazioni tra Antonio Saladino, il principale indagato nell'inchiesta Why Not, e un'utenza telefonica intestata a Mancino.
"Il giorno in cui una campagna di stampa - è stata la dura reazione di Mancino - dovesse incidere sulla mia autonomia non ho difficoltà a togliere l'incomodo". "Non vorrei avere su di me neppure l'ombra di un sospetto e il giorno che dovesse accadere non avrei esitazione a lasciare". Immediata e convinta solidarietà del plenum del Csm, che si è schierato al completo con il suo vicepresidente. "Ho sempre rispettato la magistratura", ha replicato ringraziando dell'appoggio il numero due di Palazzo dei Marescialli: "Dobbiamo chiudere questa parentesi con la riaffermazione che il nostro ruolo deve essere sempre svolto nella totale imparzialità".
LO SCONTRO SI ALLARGA
La battaglia sembra ben lontana dall'essere finita. In serata, infatti, Napolitano, sempre per mano di Marra, ha chiesto "ogni utile informazione" sulla vicenda anche al pg di Catanzaro, sottolineando, in una nota, che la replica dei catanzaresi ai salernitani ha "introdotto elementi di ulteriore e grave preoccupazione sul piano delle conseguenze istituzionali". Non solo: nella nota del Quirinale si chiarisce anche che "specifiche iniziative dirette a superare la paralisi della funzione processuale, ripristinando le condizioni per il pieno esercizio della giurisdizione, restano affidate agli organi di vertice dell'ordine giudiziario".
POLITICI PRUDENTI
Intanto, mentre si attende un prossimo e inevitabile intervento del Csm e, presumibilmente, anche del Guardasigilli Angelino Alfano (che è rimasto due ore a colloquio con Napolitano e subito dopo ha annunciato di aver disposto accertamenti sul 'caso'), la politica come al solito si divide e sbraita. Per il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, quanto sta accadendo tra le Procure sul caso De Magistris "sono cose che non dovrebbero succedere" e "credo che il Csm si appresti a intervenire".
Il segretario del Pd, Walter Veltroni, esprime "piena solidarietà a Mancino" e giudica "importante e positiva l`iniziativa assunta da presidente Napolitano".
Non è d'accordo con il collega d'opposizione il leader dell'Italia dei Valori Antonio Di Pietro, convinto che Napolitano abbia di fatto esagerato "nei toni" del suo intervento. "Con tale decisione si rischia la criminalizzazione preventiva e preconcetta dell'attività di indagine di Salerno", aggravando inoltre "la compromissione dell'efficenza processuale".
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