il nostro Paese non abbandona mai la caratteristica di dualità che lo contraddistingue, nel bene e nel male. Così da un lato apprendiamo la notizia della morte di Renato Dulbecco, medico insigne, ricercatore e premio Nobel, italiano di Catanzaro anche se da quasi settant'anni “americano”, espressione della italica genialità e di un'altra nostra figura, quella dello scienziato-umanista, un tempo molto frequente e oggi pressoché scomparsa. Dulbecco, nonostante la lontananza fisica dall'Italia, non mancò di prendere posizione con battaglie civili contro il proibizionismo scientifico e i condizionamenti politici alla ricerca.
Il “lato b” della medaglia è l'agghiacciante notizia, sempre parlando di Sanità, della paziente in coma lasciata in corsia per quattro giorni al Policlinico di Roma, ultima ciliegina su una torta di disservizi, incuria, sporcizia, menefreghismo, cattiva progettazione che caratterizza ormai da troppi anni il nostro servizio ospedaliero. Una lunga sequela di sprechi, da un lato, con visite spesso inutili e costose, reparti fantasma progettati e ultimati e mai messi in funzione, e scarsa professionalità dall'altro, con medici a volte mandati allo sbaraglio nei pronto soccorso e infermieri, sempre più scarsi, costretti a turni massacranti.
Clara Santillo
Lecco
Gentile signora Santillo,
la Sanità pubblica italiana è un vulcano che periodicamente erutta malefatte, scandali, episodi come quello di Roma, gravissimo e indegno di un Paese progredito, anche perché accaduto in una capitale e non all'estrema periferia della nazione. Purtroppo - e la fuga continua di cervelli anche meno “nobili” di quello di Dulbecco, verso l'estero, lo dimostra - finora nessun governo è riuscito a mettere ordine, a ridurre gli sprechi e migliorare i servizi. Basti pensare che i “tagli” degli ultimi anni sono costati bel 45 mila posti letto, portando al collasso soprattutto i pronto soccorso.
Vittorio Colombo
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