I giudici: "Eluana può morire"

La prima sezione civile della Corte di Appello di Milano ha autorizzato a interrompere il trattamento di alimentazione forzata della ragazza di Lecco in coma dal 1992, vittima a 21 di un incidente stradale. Le reazioni. Qui la sentenza

LECCO -  Il tribunale di Milano ha deciso che Eluana Englaro può morire. I giudici della prima sezione civile della Corte di Appello di Milano hanno emesso un decreto che autorizza a interrompere il trattamento di idratazione e alimentazione forzata che da ben sedici anni tiene in vita la lecchese che all’epoca dell’incidente stradale che l’ha ridotta in coma aveva ventuno anni.
«Era ora. Adesso finalmente Eluana viene rispettata per quelli che erano i suoi convincimenti. Aveva idee precise rispetto alla vita, si era espressa conoscendo qual era la situazione in cui si è venuta a trovare». Sono queste le prime parole di Peppino Englaro, padre di Eluana, che da anni si batte per fare rispettare le volontà espresse dalla figlia quando aveva visto un suo amico in coma. «Se mi trovassi in quelle condizioni - aveva detto ai genitori - lasciate che la natura faccia il suo corso».
Numerose le reazioni alla decisione del Corte d’Appello. Il presidente della Pontificia accademia per la vita Rino Fisichella parla di «un’azione di eutanasia». Secondo l’arcivescovado milanese «Eluana è una persona viva che non dipende da nessuna macchina, né riceve cure straordinarie. Ha soltanto necessità di alcuni aiuti per alimentarsi ed essere accudita». Il medico curante: «Eluana non ha possibilità di recupero».
E il mondo politico si divide. «Chi si prenderà la responsabilità di fare morire di fame e disidratazione Eluana?» chiede l’assessore regionale Giulio Boscagli. Pannella e la sinistra: atto d’amore.

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