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Venerdì 11 Gennaio 2013
Il taglio della tesoreria
mette in ginocchio la scuola
I presidi tracciano un primo bilancio che chiude drammaticamente con il segno meno: zero benefici, lungaggini burocratiche e perdite di risorse economiche che oscillano tra i quattro-cinquemila euro, senza calcolare gli interessi persi sui fondi depositati.
Sodnrio - Vantaggi solo per lo Stato e pochi per le scuole, ad iniziare dai costi. Lo sostengono i dirigenti scolastici che a due mesi dall'assoggettamento al sistema di tesoreria unica – lo ha stabilito il decreto legge 95/2012 sulla spending review - tracciano un primo bilancio che chiude drammaticamente con il segno meno: zero benefici, lungaggini burocratiche e perdite di risorse economiche che oscillano tra i quattro-cinquemila euro, senza calcolare gli interessi persi sui fondi depositati. Insomma, la tesoreria unica (attraverso Banca d'Italia) diventata realtà dallo scorso novembre ha ulteriormente svuotato le casse, già messe male, delle varie scuole.
«Al di là delle lungaggini delle procedure, aspetto comunque non di poco conto, il fatto grave è che ci ritroviamo con meno soldi da investire a beneficio degli studenti e dell'ampliamento dell'offerta formativa» dice Maria Grazia Carnazzola, dirigente del Piazzi-Perpenti.
Va ricordato che prima del provvedimento varato dal governo, i fondi disponibili in cassa venivano gestiti in autonomia da ogni scuola con il proprio conto corrente bancario. Adesso tutto è cambiato: in peggio, a detta degli interpellati.
I soldi delle scuole non sono più materialmente disponibili negli istituti cassieri, anche se questi continuano a svolgere il servizio di cassa (pagamenti e riscossioni) per conto delle stesse, mantenendo la funzione d'intermediazione operativa tra gli enti e la tesoreria statale: «Con l'introduzione della tesoreria unica, la scuola che dirigo ha perso 4.500 euro di contributo di cui potevamo disporre con il vecchio sistema. Inoltre le giacenze maturavano degli interessi, ora non più. Anche se va detto che noi scuole valtellinesi siamo fortunate perché, rispetto ad altri istituti metropolitani dove invece accade il contrario, le nostre banche locali non ci fanno pagare nulla per la gestione dei conti».
«Ci rimettiamo un bel po' di quattrini - rincara la dose dall'Iti Mattei il preside Mario Messina -, un danno notevole se si calcola anche la mancata maturazione degli interessi: per la mia scuola la perdita quantificabile non è inferiore ai 5.000 euro» che per un istituto sono parecchi soldi.
Secondo il dirigente scolastico, la cosa scandalosa è «che lo Stato si prende anche i soldi dei privati perché una parte dei depositi versati deriva proprio dai contributi volontari che le famiglie pagano all'atto dell'iscrizione». Di benefici, dunque, «non ce ne sono assolutamente - ponte l'accento Messina -, ci sono solo aspetti negativi, finora. La tesoreria unica serve solo allo Stato; vengono utilizzati fondi che dovrebbero produrre interessi e per giunta lo Stato si trova una giacenza di quattrini disponibili, tutto a discapito delle scuole».Un diverso sistema di accredito e pagamento,insomma, che le scuole lamentano inoltre essere più laborioso: «I collegamenti online sono molto faticosi. Si perde, rispetto a prima, un sacco di tempo e le procedure sono tutt'altro che semplificate, semmai si sono complicate. È davvero difficile capire cosa avesse in mente chi ha pensato a questa soluzione: se i soldi invece che darli alle scuole si danno alle banche, non so che benefici potremmo trarre».
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