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Mercoledì 06 Febbraio 2013
La solitudine del sindaco
Ecco la lettera di Negrini
"Più il tempo passa e più mi rendo conto come sindaco che sono troppe le volte in cui non è possibile dare risposte soddisfacenti a richieste che meriterebbero un accoglimento più favorevole"
E' da un po' che mi sto interrogando sul senso della mia carica ed è giunto il tempo di un bilancio: sia in relazione all'efficacia di un operato, sia come risultato di atti contabili, ma soprattutto come risposta alle aspettative degli elettori. Si impone quindi la verifica della coerenza delle previsioni con quanto effettivamente realizzato. Da questi interrogativi emerge sempre più chiaramente la difficoltà di operare con efficacia. Più il tempo passa e più mi rendo conto come sindaco che sono troppe le volte in cui non è possibile dare risposte soddisfacenti a richieste che meriterebbero un accoglimento più favorevole. È frustrante, di fronte a legittime aspettative, dover quasi sempre rispondere di non essere in grado di soddisfarle, vuoi per mancanza di possibilità economiche, vuoi per vincoli normativi. Cause che entrambe condizionano l'agire quotidiano. Se, noi sindaci, dobbiamo diventare dei semplici esecutori di provvedimenti altrui tanto vale lasciare la gestione ordinaria all'apparato burocratico a ciò preposto. Il compito degli eletti sarebbe quello di individuare proposte per lo sviluppo, ma queste sono fortemente mortificate nella loro realizzazione perché condizionate da vincoli normativi, procedurali ed economici.
I Comuni sono sempre più investiti da compiti sostitutivi di altri organismi, ma a queste ulteriori incombenze non corrispondono altrettante risorse. L'unico risultato ottenuto è quello di aumentare le responsabilità degli amministratori senza dar loro gli strumenti per una maggiore efficacia decisionale.
In questo scenario si richiede comunque ad un sindaco una disponibilità di tempo sempre maggiore. Infatti si moltiplicano i momenti e le occasioni a cui deve partecipare. Impegni che molte volte non sono delegabili. Non è più il tempo della diplomazia, necessitano persone determinate a far sentire le proprie ragioni presso gli Enti superiori, magari anche con frequentazioni assidue dei loro uffici.
Ormai risulta quasi impossibile programmare nuove opere e diventa problematico anche intervenire per piccoli lavori, ma soprattutto ci si sente frustrati per non poter rispondere in modo adeguato ai bisogni elementari della comunità. Per questo è avvilente constatare come vengono vanificate tutte le aspettative che erano a fondamento dell'impegno civico. Nonostante tutta la passione che ci si può mettere emerge sempre più chiaramente l'impossibilità di rispondere in maniera adeguata al ruolo ricoperto.
Sembra quasi di tradire il mandato ricevuto, ma in condizioni operative così mutate vanno rivisti anche gli obiettivi iniziali.
Di fronte alla cronica carenza di mezzi economici, agli ulteriori vincoli introdotti dal "patto di stabilità" ed alla miriade di norme che di fatto regolano qualsiasi aspetto della vita amministrativa ci si arrende sconsolati.
Il senso di impotenza nei confronti delle situazioni da affrontare mi fanno dire che è umiliante vedere reso vano il proprio impegno. Non c'è relazione tra la dedizione e il tempo riservato allo svolgimento della funzione pubblica ed il risultato di quanto si riesce in concreto a realizzare generando così un profondo scoramento. Se a tutte queste difficoltà si aggiunge anche il clima di diffidenza generale con cui viene vista la figura dell'amministratore pubblico diventa oltremodo faticoso continuare a svolgere il proprio mandato in modo costruttivo.
Pur con l'apprezzabile sforzo dei componenti il gruppo di maggioranza, Giunta in primis, mi diventa sempre più difficile garantire un operato costruttivo con serenità di giudizio.
Quando pensare alle questioni aperte diventa un peso e non uno stimolo per affrontarle in modo propositivo allora bisogna comprendere che mancano le condizioni di fondo per poter garantire un lavoro proficuo.
Mi chiedo a cosa serva l'impegno quotidiano dove il pensiero è costantemente rivolto alle preoccupazioni del "comune" sapendo però che di tali questioni ben poche troveranno soluzioni soddisfacenti. Preoccupazioni che vanno a discapito anche della normale attività lavorativa, e diventano un peso che a volte condizionano la vita familiare.
Mi assumo in pieno la responsabilità di non essere stato in grado di garantire una gestione migliore. Al mio insediamento ero consapevole delle difficoltà, ma non avrei mai pensato che ci saremmo trovati a dover affrontare condizioni così vincolanti.
Per quanto mi riguarda ho raggiunto il limite oltre il quale ritengo che il mio operato diventa insignificante. Quando, giorno dopo giorno, si perde gradatamente l'entusiasmo, la disponibilità e la determinazione necessaria per svolgere al meglio il proprio compito allora bisogna riconoscere di non essere più in grado di rispondere al mandato elettorale. E ne ho tratto le dovute conseguenze.
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