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Giovedì 20 Dicembre 2012
Lecco: all'Arlenico
commissario più vicino
L'Arlenico Lucchini di Lecco, insieme all'intero gruppo di Piombino è sempre più vicina al commissariamento, visto che di alternative all'orizzonte non se ne vedono.
Abbandonata ormai definitivamente la pista del fondo svizzero Klesch, potenziale acquirente che tuttavia non risulta più interessato all'acquisto, il consiglio di amministrazione del gruppo Lucchini si è riunito due giorni fa per prendere atto della situazione di difficoltà economica dell'azienda e pianificare una strategia per il futuro del gruppo.
L'unica alternativa plausibile rimasta sul campo è quella del commissariamento. Ricapitalizzare il gruppo sembra ormai un'impresa non più percorribile: con tutta probabilità toccherà ora all'assemblea dei soci (cioè il pool di banche che hanno curato la ristrutturazione del debito, subentrate al formale proprietario, il colosso russo Severstal) scegliere la strada della legge Marzano per il gruppo, che possiede gli impianti di Piombino, vale a dire il secondo sito a ciclo integrale per la produzione di acciaio in Italia, dopo quello di Taranto.
Sul fronte locale la preoccupazione è alta e i cento dipendenti stanno a guardare: «Al momento non è previsto alcun incontro con l'azienda - spiega Mauro Castelli della Fiom Cgil - ma siamo in contatto con i sindacalisti del nazionale e che stanno seguendo la vicenda partecipando anche ai numerosi tavoli che si stanno avvicendando al ministero dello sviluppo economico. La sede lecchese attualmente è chiusa e le circa dieci tonnellate di vergella sono ancora nello stabilimento lecchese, per gli operai rappresentano una certezza rispetto al futuro che tuttavia resta molto incerto».
La decisione a questo punto sembra scontata: per il gruppo Lucchini dovrebbe aprirsi la porta del commissariamento. I vertici del dicastero dello Sviluppo Economico hanno lasciato intendere che il governo sarebbe pronto ad assecondare in tempi stretti le richieste del gruppo, nominando un commissario, per difendere il ciclo integrale di Piombino. Il debito del gruppo Lucchini ammonta oggi a circa 650 milioni di euro, di cui un centinaio riconvertiti a novembre attraverso strumenti finanziari partecipativi.
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