
Cronaca / Lecco città
Mercoledì 04 Giugno 2025
Lecco-Bergamo, l’allarme dei comitati: «Su Chiuso non ci sono calcoli né studi»
Durante un’assemblea pubblica, i comitati di Chiuso e Calolziocorte hanno denunciato l’assenza di studi geologici e di impatto per il rione di Chiuso nel progetto della variante Lecco–Bergamo, il cui cantiere potrebbe riaprire nel 2027. Si temono cedimenti, espropri e modifiche alla viabilità
Lecco
«Su Chiuso non ci sono calcoli né studi». Qualora dovesse ripartire il cantiere per la variante di Vercurago, cuore della futura Lecco-Bergamo, dovesse ripartire nel 2027 come previsto, si sa che a Calolziocorte saranno abbattuti una decina di edifici ci saranno espropri temporanei per nove mila metri quadri e si rischiano cedimenti e danni su tante altre abitazioni. Gli stessi studi preliminari non sono stati fatti per il rione di Chiuso, pertanto, non è chiaro ad oggi quali saranno le conseguenze di un’eventuale ripartenza dei lavori sulla stabilità delle abitazioni. Lo hanno denunciato i comitati dei cittadini di Chiuso e Calolziocorte durante l’ultima assemblea pubblica sull’opera svoltasi martedì sera alla Casa sul pozzo.
«Come si può pensare di consolidare la galleria dall’alto senza toccare le abitazioni? – si è chiesto Paolo Cola, presidente del comitato “Insieme per una diversa Lecco – Bergamo” – Per il rione di Chiuso non sono state valutate le subsidenze, cosa che invece è stata fatta a Calolziocorte. Il terreno è lo stesso, composto da materiale sedimentario e non roccioso. Il metodo di scavo è lo stesso. È una dimenticanza grave. Per altro, le abitazioni di Chiuso risalgono al piano casa Fanfani, superano i 50 anni di età e presentano qualità strutturali inferiori alle abitazioni più recenti».
Del resto, quando un decennio fa era partito il primo cantiere per il tunnel tra Chiuso e Calolziocorte in alcune case comparvero delle crepe nonostante fossero state eseguite solo operazioni preliminari senza scavare neanche un centimetro. Secondo le previsioni dei comitati, il rischio di demolizioni, espropri o cedimenti potrebbe interessare 45 unità abitative per un totale di 150 persone. Come ricordato durante l’assemblea da Natale Passoni, membro del comitato di Chiuso, e da altri cittadini, qualora partisse il cantiere il rione si troverebbe costretto a subire in ogni caso modifiche alla viabilità ed eliminazioni di posti auto ancora tutte da definire e da valutare nelle loro conseguenze.
Questi sono alcuni dei dubbi dei cittadini verso il percorso compiuto fino a questo momento dalle istituzioni per la ripartenza di un’opera attualmente inserita tra gli interventi a valenza “olimpica”, nonostante la partenza del cantiere sia prevista oltre un anno dopo lo svolgimento dei giochi olimpici Milano – Cortina. In particolare, l’attenzione dei comitati si concentra sull’esito della conferenza dei servizi preliminare del settembre 2023. È in quell’occasione che le autorità hanno scelto di sviluppare il progetto di fattibilità tecnico – economica per la prima delle tre alternative progettuali individuate da Anas. In estrema sintesi, si prevede il mantenimento dello stesso tracciato già inserito nel progetto originale della Provincia e la scelta come metodo di scavo del consolidamento dal piano campagna, molto più impattante rispetto a quello tradizionale.
«Il tracciato – osserva Cola – incrocia il torrente Gallavesa dal quale parte la vena d’acqua che alimenta i pozzi di Calolziocorte e Vercurago. La stessa Anas ha rilevato il rischio di un “effetto diga”, ovvero di un’occlusione della falda. Nonostante questo, Lario Reti ci ha confermato di non essere stata informata di questo progetto né coinvolta nella conferenza dei servizi». Secondo i comitati, l’esito di quella conferenza presenta grosse incongruenze e profili di illogicità.
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