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Giovedì 09 Febbraio 2012
Lecco: la crisi colpisce
anche bar e ristoranti
La crisi non risparmia nessuno, ora alzano bandiera bianca anche i negozianti e i gestori di bar e ristoranti, che chiedono di poter accedere alla cassa integrazione per abbattere i costi fissi.
Tutta colpa della crisi che ha investito parecchie famiglie lecchesi, le quali si trovano a fare i conti con un posto di lavoro che non c'è più e spese correnti e tasse che continuano a crescere. Ma in parte questo fenomeno è dovuto a una crisi psicologica, che colpisce tanti cittadini non concretamente coinvolti in una riduzione salariale o in un licenziamento, ma ugualmente investiti da uno spirito di contenimento dei costi, risparmio e austerità.
Nulla di eccezionale, dal momento che si tratta di un prevedibile ultimo stadio della crisi, come spiega il sindacalista della Cisl, Celestino Comi: «Nel senso che la crisi economica, dopo aver colpito l'industria, in tutti i suoi settori, dal metalmeccanico all'alimentare, passando per il tessile e la gomma plastica, e successivamente la finanzi, con istituti di credito che si trovano ad affrontare una grave crisi di liquidità e non concedono prestiti più a nessuno, ora si abbatte sugli esercizi commerciali, sui bar, i ristoranti e i negozi, cioè sull'ultima catena della filiera economica. Questo perché la gente non ha più soldi da spendere e chi ne avrebbe stringe comunque la cinghia perché si sente a sua volta coinvolto nella crisi. Nel mese di gennaio abbiamo ricevuto oltre un centinaio di richieste di cassa integrazione da parte di commercianti e pubblici esercenti che non riescono più a far quadrare i conti, e il dato è preoccupante».
La maggior parte dei commercianti che sta avviando una procedura di crisi l'ha fatto per effetto di una stagione di vendite natalizie sottotono e di un'altrettanto insoddisfacente stagione dei saldi: «Molti negozianti si aspettavano molto di più dalle vendite natalizie e dai saldi invernali, soprattutto per quanto riguarda il settore abbigliamento e calzature - conferma Comi - ma anche gli altri settori, dall'informatica all'alimentare, lamentano un consistente calo delle vendite negli ultimi due mesi. Inoltre la crisi è trasversale: sta colpendo sia i piccoli esercizi, sia le grandi catene di vendita al dettaglio. Anche l'apertura domenicale di molti ipermercati non sta aiutando, perché a fronte di una consistente spesa per mantenere in attività i negozi sette giorni su sette, i cittadini non spendono di più, al contrario mantengono i loro portafogli ben chiusi e li aprono solo in caso di estrema necessità. Questo vale anche per i bar e i ristoranti, gli esercenti lamentano costi di gestione - per l'affitto dei locali, l'acquisto dei prodotti e il costo dei dipendenti - superiori agli introiti, soprattutto per i locali più piccoli. Ci sono ristoranti che hanno messo in cassa integrazione i cuochi e bar che hanno fatto altrettanto con metà dei loro baristi. Insomma, stanno riducendo al minimo i costi per evitare il fallimento».
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