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Sabato 23 Marzo 2013
Lecco: giovani imprenditori
A lezione d'azienda
Nel futuro di Pietro Anghileri, 22 anni, studente universitario di economia e gestione aziendale, c'è l'impresa di famiglia, la lecchese Novacart iscritta all'Api di cui lui rappresenta parte della terza generazione. Intanto, Anghileri ha partecipato ad un corso per i giovani che entraranno in azienda.
Nel futuro di Pietro Anghileri, 22 anni, studente universitario di economia e gestione aziendale, c'è l'impresa di famiglia, la Novacart di Garbagnate Monastero, iscritta all'Api di cui lui, residente in provincia di Como, rappresenta parte della terza generazione.
Pietro è nel pieno della sua riflessione sull'ingresso, o meno, in azienda e ce ne parla a margine del corso, che si è concluso venerdì, dal titolo "Figli d'impresa" organizzato da Confindustria al quale ha partecipato con altri otto "colleghi" diventati rapidamente amici.
«Il lavoro, qualsiasi lavoro - dice - non può essere una forzatura.
Dev'essere accompagnato da passione. Se al momento di decidere riterrò che la passione per l'impresa di famiglia sarà tale da assumermene tutte le responsabilità allora entrerò; ma se nel frattempo, sulla mia strada, qualcos'altro mi appassionerà di più farò le mie scelte».
Un punto di vista che, dice, è più che condiviso nell'azienda dove al comando ci sono quattro fratelli e una sorella. Lui, figlio di Giorgio Anghileri e nel tempo libero volontario nei Vigili del Fuoco a Canzo, spiega che «mio padre e i miei zii sono i primi a invitare noi giovani a non entrare nel caso non ci sia uno speciale feeling con gli scopi aziendali. Sappiamo bene come molte aziende, in provincia di Lecco, abbiano figli che evitano addirittura le occasioni di contatto coi padri in azienda, e padri che nonostante la tarda età non si fanno da parte. Tutto ciò - dice convinto - non fa bene all'azienda, soprattutto se è complessa come la nostra».
Il suo modello, spiega, è «il tipo di relazione che si è instaurata fra mio zio Rodolfo e suo figlio Carlo, che è in azienda ormai da anni in un'armonia molto proficua».
Nella sua visione di vita futura, chiarisce, l'azienda, una delle più innovative del territorio, non solo c'è, ma è anche oggetto di nuove ipotesi sul modello di lavoro e sul modo di viverlo: «Immagino un futuro in cui le aziende siano liberate dai formalismi pur mantenendo la gerarchia interna, nel cui valore credo. Azienda in cui il lavoro sia agevole, con la burocrazia ridotta a zero, e in cui non si comunichi soprattutto per email ma col recupero del contatto diretto fra le persone».
Immagina, anche, «delle imprese più belle. Il lavoro - dice - non dev'essere dannazione perciò va esercitato in luoghi esteticamente belli, dove sia gradevole il solo pensiero di andarci. In giro vediamo capannoni davvero mortificanti, fuori e dentro».
Tuttavia, se il suo futuro sarà in Novacart, azienda fortemente internazionalizzata e con un business legato per il 90% ai mercati esteri, «non è detto che sia in Italia, un paese - dice - gestito da una politica ormai inguardabile, che non ha considerazione per la crescita e per il futuro di noi giovani. Credo - dice - che la mia vita, se le cose non cambieranno, non sarà qui».
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