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Lunedì 02 Luglio 2012
Lecco: sciopero
in Banca Intesa
Le filiali di Intesa San Paolo del Lecchese lunedì 2 luglio sono rimaste chiuse, con grande stupore di molti clienti. Secondo i sindacati, l'adesione alla protesta ha raggiunto il 90%.
Come spiega il sindacalista della Cisl, Ottavio Mangola, i dipendenti della banca hanno scioperato per la paventata ristrutturazione della rete con conseguente previsione di numerose chiusure di sportelli e per la vicenda degli esodati, con l'incertezza che ne consegue: «La confusione sui numeri e il rischio, per quattromila lavoratori in uscita, di periodi senza sostegno economico rendono necessaria la riassunzione di 561 lavoratori usciti da gennaio a oggi e il blocco, già comunicato, dell'uscita di altri 3.300. Tutto questo comporta un maggior costo che l'azienda intende scaricare integralmente su lavoratori. Infatti Intesa Sanpaolo ha dichiarato la volontà di procedere alla chiusura di un numero elevato di sportelli con inevitabili contraccolpi sul servizio reso alla clientela ed ha avviato la prevista procedura per ridurre il costo del lavoro dei 250 milioni di euro che mancano all'appello per effetto della riforma e del decreto Fornero con insostenibili e gravi ripercussioni sui trattamenti economici e normativi dei lavoratori del gruppo Intesa Sanpaolo».
Insomma, per quanto riguarda gli esodati del gruppo bancario, il costo potrebbe essere pagato dai colleghi: «La mancata risposta da parte del governo alla questione esodati sta creando conflitti e respingiamo il tentativo aziendale di far pagare il conto ai lavoratori, smontando la contrattazione aziendale per recuperare 250 milioni di euro».
Proprio i dipendenti stanno suggerendo all'azienda di "reinternalizzare" attività esternalizzate costose ed inefficienti, intervenendo sulla semplificazione societaria, analizzando i processi organizzativi che producono sprechi e inefficienze, limitando i super stipendi dei top manager, rimuovendo le scelte organizzative sbagliate, smettendola di cambiare con frequenze insostenibili modello organizzativo.
Altra brutta notizia: «A causa di questa drammatica situazione le mille assunzioni previste da precedenti accordi sono fortemente a rischio. In questa situazione sono inaccettabili gli attuali salari, incentivi e prebende al management e alle centinaia di consiglieri di gestione e di sindaci. Ammesso e non concesso che ci siano troppe filiali, chi ne ha deciso l'apertura anche in tempi recenti? Allo stesso modo contestiamo le recenti dichiarazioni per le quali il dividendo non si tocca. L'azione è "capitale di rischio", e il rischio d'impresa non può essere trasferito sui lavoratori».
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