
Editoriali / Lecco città
Giovedì 30 Gennaio 2014
Lecco, trapianto di pelle
su una bimba di due anni
L’intervento al Manzoni è riuscito. Carla (nome di fantasia) è rinata dopo cinque mesi di calvario. Tutto era cominciato a luglio per una rara complicanza della varicella, la “porpora fulminante” che aveva colpito le gambe con chiazze di sangue sotto la cute

Carla è una bimba molto fortunata. Perché alla sua età, due anni appena fatti, avrebbe potuto trovarsi con vistose cicatrici su tutto il corpo, o addirittura le due gambe amputate.
Segnata a vita per una rarissima malattia, la “porpora fulminante”, complicanza estremamente rara della varicella. E invece oggi, dopo cinque mesi di calvario, Carla (il nome è di fantasia) può di nuovo correre e giocare con i suoi coetanei all’asilo in cui è iscritta, in un paese della provincia di Lecco.
Una storia drammatica, la sua, ma a lieto fine. Tutto inizia a luglio dello scorso anno, quando i genitori volano dritti al pronto Soccorso: a Carla sono apparse improvvisamente chiazze di sangue sotto la pelle. Una emorragia diffusa, tanto che «si poteva vedere il sangue scorrere sottocute» racconterà poi un’infermiera.
Tempestivo e «di squadra» l’intervento dei medici, per tamponare subito l’emorragia con una terapia coagulante. Ma non basta. L’emorragia ha intaccato il derma sottocutaneo e creato ampie zone di necrosi su entrambe le cosce. Il chirurgo plastico, dottor Tommaso Guzzetti, si trova di fronte ad una scelta: «Normalmente, in casi così, paragonabili ad una ustione, si preleva tessuto autologo da zone del corpo quali l’addome, il dorso, il torace. Ma farlo su una bambina di due anni avrebbe significato segnarla a vita con enormi cicatrici».
Si asporta la necrosi, si medicalizzano i tessuti, eppoi si prende una decisione: nessuna asportazione e trapianto di pelle. Scegliamo di inviare una parte di pelle di Carla alla Banca dei tessuti di Milano, dove le cellule della pelle sono messe in coltura e si riproducono» racconta oggi Guzzetti. Ne viene fuori una «lamina invisibile, trasparente, di cellule da applicare come strato finale sulla parte lesa».
Essendo autologo, il tessuto attecchisce senza problemi. E poco dopo Natale la drammatica vicenda si conclude bene.
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