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Lunedì 12 Marzo 2012
L'imprenditrice Silvia Cima
«Lecco punti sui giovani»
«Ci sono anche opportunità dietro questa crisi» e, per raccoglierle e ridare un futuro al Paese, bisogna appoggiare «la voglia di cambiamento che c'è nei giovani». Silvia Cima, dal 1979 a capo delle Ferriere Giuseppe Cima di Lecco, una delle più antiche imprese famigliari guarda avanti e chiede meno «tavoli» e più fatti per recuperare.
Silvia Cima, dal 1979 a capo delle Ferriere Giuseppe Cima di Lecco, una delle più antiche imprese famigliari guarda avanti e chiede meno «tavoli» e più fatti per recuperare - dice - «serietà ed etica nel lavoro».
Com'è cambiato il suo modo di fare impresa? Sono entrata in azienda nel 1979 e rispetto al passato nella nostra azienda è cambiato tutto: nei primi anni Ottanta esportavamo il 5% e avevamo 2-3 clienti, grandi società come Enel e Sip con cui facevo contratti annuali per la fornitura di stralli per i pali e di anima dei conduttori. Ora esportiamo l'80%, abbiamo sempre rapporti con grandi enti e i contratti sono fatti con gare telematiche.
Grandi enti ma stranieri? Sì, multinazionali delle telecomunicazioni e non solo. Quando ho iniziato andavo personalmente a fare i contratti, a Roma o nei cinque compartimenti della vecchia Sip e siccome eravamo molto conosciuti ci chiamavano anche per questioni tecniche. Ora parliamo coi personaggi dei colossi mondiali, ed è grazie agli stranieri che abbiamo imparato a lavorare.
Cosa pensa dei sindacati, dell'articolo 18 e della qualità del dialogo fra le parti sociali? Ci sono troppi tavoli, dappertutto, e con troppa gente seduta intorno. Più gente c'è a decidere e meno si va d'accordo. Si parla troppo di articolo 18, non vedo casi in giro. Va bene ovviamente che i sindacati tutelino, ma devono cambiare mentalità. E la stessa cosa vale per la politica: non c'è cambiamento se i politici sono sempre gli stessi.
Anche Confindustria deve cambiare? Bisogna affrontare il futuro con mentalità nuova, pensare a prospettive diverse per i giovani. È un momento stimolante, le associazioni dovrebbero fare di più per i giovani.
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