<Basta morti in auto>, partita dall'Oggionese la campagna per avere solo strade piene di vita
Ricordate tutte le ultime vittime di incidenti stradali avvenute nel territorio, l'iniziativa promossa dalla Polisportiva di Monte Marenzo già attiva per la campagna di Telethon
r.crippa
(Foto di
CARDINI)
Ha preso avvio dall’Oggionese la via crucis «per una strada piena di vita» promossa dalla Polisportiva di Monte Marenzo (già protagonista di altre iniziative di taglio sociale come il sostegno alla ricerca scientifica e a Telethon). Per ricordare le vittime degli incidenti e sensibilizzare alla «cultura della sicurezza» si sono ritrovati l’altra sera in molti: soprattutto, tanti giovani. Gli amici di Andrea Limonta - il 20enne di Oggiono uscito di strada sul ponte tra Cesana e Annone il 2 gennaio scorso - avevano promesso all’indomani dell’accaduto che non avrebbero dimenticato e, infatti, sono intervenuti in gran numero; il luogo di questa disgrazia è stata la seconda tappa della processione, partita alle 20 dallo spiazzo di via Marco d’Oggiono a Cesana dove nell’agosto 2007 è avvenuto il fatale scontro tra la moto di Luca Castagna (34enne gestore del bar prospiciente il municipio di Annone) e un camion in manovra. Il prevosto di Oggiono, don Amintore Pagani ha voluto rivolgere il pensiero anche ad altre vittime della strada. Ha ricordato, così, suor Mansueta Comolli, che tanto amore dispensava nell’asilo di Valmadrera e che ha perso la vita al confine tra Cesana e Suello in un pauroso schianto, mentre era in auto col nipote; ha pregato anche per Reginella Crippa, la 59enne oggionese investita lo scorso gennaio sulla provinciale della Santa.
Il filo conduttore dell’evento e di tutti i discorsi è stato introdotto da Angelo Fontana, della Polisportiva: «Sul ciglio delle nostre strade sono sempre più frequenti croci, targhe, cippi. Di fronte a tante tragedie e a tanto dolore ci prefiggiamo di suscitare forte partecipazione emotiva su un drammatico fenomeno al quale (così come alle morti sul lavoro) le nostre coscienze dovrebbero ribellarsi. In questa guerra non dichiarata ogni anno in Italia muore l’equivalente degli abitanti di Oggiono, prevalentemente giovani, e non sempre per fatalità, ma più spesso a causa dei nei nostri stessi comportamenti».