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Giovedì 24 Gennaio 2013
Omicidio di Brusio, riscostruita
la macabra scena del delitto
Alla descrizione della scena del crimine avvenuto oltre frontiera il 21 novembre del 2010 è stata dedicata l'intera udienza di ieri in Corte d'Assise, chiamata a giudicare il valtellinese Ezio Gatti, 42 anni originario di Castione, e il moldavo Ruslan Cojocaru, 31 anni
Sondrio - Giampiero Ferrari era in piedi sulla porta dell'ufficio della moglie quando il colpo di una calibro 6,35 lo ha raggiunto e ferito alla testa. Si è accasciato, lasciando un'impronta strisciata della mano intrisa di sangue sulla porta. Gabriella Plozza - 57 anni, uno in meno del marito - era invece seduta alla scrivania della sala riunioni ed è stata raggiunta da due colpi mentre era seduta. Entrambi sono stati finiti con il calcio di una Beretta calibro nove. Sulla donna il killer ha infierito con così tanta violenza che gli schizzi di sangue sono arrivati a metri di distanza.
Alla descrizione della scena del crimine avvenuto oltre frontiera il 21 novembre del 2010 è stata dedicata l'intera udienza di ieri in Corte d'Assise, chiamata a giudicare il valtellinese Ezio Gatti, 42 anni originario di Castione, e il moldavo Ruslan Cojocaru, 31 anni, ritenuti rispettivamente l'organizzatore del duplice delitto (del mandante ancora non c'è traccia, ammesso che ce ne sia uno) e il presunto killer.
Sui monitor piazzati in aula sono state proiettate immagini anche cruente di fronte alle quali i due imputati hanno deciso di distogliere lo sguardo.
A riferire - incalzati dalle difese - delle analisi eseguite all'indomani del ritrovamento dei corpi da parte dei due figli delle vittime, sono stati tre sergenti della polizia tecnico scientifica di Samedan, i primi ad accorrere sul luogo del delitto.Si è parlato molto di armi. Di quelle che non sono state trovate, ma che vengono date per certe sulla scena del delitto: della 6,35 - ad esempio - sono rimasti i proiettili conficcati nei corpi. Della semi automatica sono invece state rinvenute parti di un caricatore vicino al Ferrari, mentre tra le gambe della donna uno dei due proiettili calibro 9 per 21 (l'altro era sulla scrivania) ancora inesplosi e con la testa schiacciata come se fossero stati inseriti - per sbaglio - in un caricatore più piccolo (appunto di una Beretta calibro 9 per 19).
Ma si è parlato anche delle armi detenute dai Ferrari in ogni stanza: «È vero che c'erano persino mitragliatrici e un carro armato blindato nel semi interrato?», ha chiesto l'avvocato Taormina. «C'erano armi in ogni stanza. Persino nel solaio», ha risposto il sergente Marco Andri. Può escludere che abbiano sparato? «Non posso escluderlo, ma non mancavano armi, non c'erano custodie vuote, nessuna munizione rinvenuta è compatibile con quell'armamento».
Andri, Sabine Hess(criminologa) e Raphalea Meyer hanno risposto - in tedesco e assistiti dall'interprete <+nero>Valerie Schena Eheremberger - spesso in modo evasivo, affermando di non ricordare («sono passati due anni»), oppure di non essere competenti in quanto polizia scientifica, non investigatori. «Abbiamo raccolto prove, non abbiamo fatto ipotesi».
Di qui la richiesta della difesa - con gli avvocati Carlo Taormina e Rossella Sclavi -, di chiamare alla sbarra gli inquirenti elvetici, ovvero il procuratore di Samedan e l'autorità giudiziaria di St Moritz.
«I primi ad essere finiti nel mirino degli inquirenti sono stati il fratello e il nipote del Ferrari - Piero e Ennio - ma il test dello stub non ha rilevato tracce di polvere da sparo sulle mani, né l'orma trovata in casa Ferrari corrispondeva ai loro piedi». Indagini ancora in corso, invece, nei confronti dell'autotrasportatore di Poschiavo, prima arrestato e poi scarcerato. Indagini anche sui fogli di carta imbrattati di sangue e relativi alla compravendita di alcuni mezzi.
Vedremo se la Corte accoglierà la richiesta dei due difensori. Anche la pubblica accusa - in aula il procuratore capo Fabio Napoleone e il sostituto Luisa Russo - ha avanzato una richiesta subito accolta: quella di nominare un perito per la traduzione delle conversazioni intercettate in cui si parla in dialetto. Domani nuova udienza. Taormina - che in chiusura di udienza ha gettato la toga sulla scrivania e se ne è andato per protesta - e Gatti (per il quale la Cassazione si è pronunciata definitivamente rigettando la richiesta di scarcerazione) non ci saranno.
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