
Economia / Sondrio e cintura
Giovedì 20 Febbraio 2014
Protesta a Roma
dalla Valtellina
Segnale al Paese
Pasina: «Non siamo abituati a queste azioni ma la preoccupazione è veramente altissima»

Settecento imprese artigiane perse in sei anni per un totale di duemila posti in meno. E per tutti quelli che lavorano ancora la situazione è sempre più insopportabile. Cinquanta piccoli imprenditori della provincia di Sondrio ieri hanno partecipato alla manifestazione “Senza impresa non c’è Italia”, promossa da Confocmmercio, Confesercenti, Cna, Casartigiani e Confartigianato.
Il dato strutturale rispetto al comparto artigiano è chiaro: nel 2008 c’erano 5.400 imprese artigiane, oggi 4.700. «Ma ci sono altri due indicatori preoccupanti: le richieste della cassa integrazione in deroga e l’andamento della Cassa edile - spiega il direttore di Confartigianato Alberto Pasina -. Soffrono anche i servizi alla persona, ma la spia fondamentale è questa, negli ultimi sei mesi l’edilizia ha tenuto solo nelle piccolissime realtà grazie agli ecobonus legati alle agevolazioni fiscali».
Si sono perse più di trecento imprese. «Gli artigiani non sono assolutamente abituati a scendere in piazza. Molti di loro si alzano alle 4,30 non per andare a manifestare, bensì per aprire i negozi e le officine. Ora è venuto il momento anche di scendere in piazza. Non è detto che sia una soluzione, ma è una delle azioni indispensabili in un momento di elevata preoccupazione. Ci sono attività di pressione con i canali ordinari, ma oggi la base ha scelto di potersi riunire in piazza con bandiere e pettorine, per dare un segno evidente al Paese».
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