
Percorrere le strade del centro è sconfortante, si ha la sensazione di una città che ha perduto la sua identità, il suo orgoglio, il senso della sua storia. Negozi con serrande abbassate, muri lordati da scritte e disegni, selciati divelti, rifiuti abbandonati e depositati nei giorni non deputati alla raccolta, un degrado che indigna oltre che addolorare chi ha a cuore l’immagine e il decoro della città in cui vive.
Monumento simbolo di questa deriva è il palazzo che fu la sede della Banca Popolare di Lecco, un edificio progettato da un grande architetto lecchese, Mino Fiocchi, che si affaccia sulla principale piazza della città. Da anni abbandonato a sé stesso, senza alcuna prospettiva di utilizzo confacente alla sua importanza e alla sua dignità architettonica, la ex sede di un Istituto dalla lunga storia, fondato nel 1872 e volano dell’economia lecchese, sostenitore di tante iniziative culturali e sociali del territorio, è oggi un tetro palazzo divenuto negli scorsi giorni ricetto di poveri disperati alla ricerca di un luogo in cui dormire
Il lato che prospetta la via Nazario Sauro è inguardabile a causa degli scarabocchi che infestano tutta la superficie marmorea. L’edificio è di proprietà privata, lo si sa, ma non è accettabile che non si trovi una soluzione per venire a capo di una situazione di degrado così avvilente nel cuore stesso della città. Ora che, finalmente, si sta risanando quella dolorosa ferita di piazza degli Affari, una vicenda a dir poco paradossale trascinatasi per oltre dieci anni, non si può più tollerare che una emergenza architettonica di grande impatto visivo come il palazzo della ex Banca Popolare sia lasciato nelle condizioni in cui si trova attualmente.
La città si aspetta che la pubblica amministrazione, cui è ovviamente demandato il decoro del centro urbano, si adoperi per trovare una soluzione a un problema che da troppo tempo mortifica il decoro cittadino. Le soluzioni non sono facili, ce ne rendiamo conto, perché si tratta di una proprietà privata, ma ciò non esime gli amministratori dall’intervenire con ogni mezzo a loro disposizione per addivenire a un risultato che contemperi i diritti della proprietà con l’interesse primario dei cittadini che è quello di vivere in un città ordinata e non consegnata al degrado.
Contestualmente al riscatto del palazzo, si impone il riassetto razionale della piazza Garibaldi, oggi ridotta a uno spazio informe, con una pavimentazione indecorosa, un incongruo marciapiede largo metà dell’invaso davanti all’edicola e al palazzo della Confcommercio, un monumento relegato sul fondo a ridosso del Teatro, e di tanto in tanto un orrendo baraccone da fiera che nasconde la serena facciata neoclassica del Teatro stesso. Stiamo parlando della principale piazza della città, di un luogo al quale riservare attenzione, cura, rispetto. Occorre un progetto che, partendo dalla considerazione che è questo il cuore cittadino, sia teso alla sua valorizzazione, a partire dal rifacimento della pavimentazione, per la quale non si pensi ai lugubri e sporchevoli graniti di piazza XX Settembre e piazza Cermenati, alla eliminazione dell’inutile e antiestetico marciapiede, allo spostamento del monumento al centro della piazza, dove è sempre stato fino al 1959, alla volontà di non più montare il baraccone davanti al Teatro.
Si tratta di interventi che non comportano impegni finanziari insostenibili e che cambierebbero radicalmente l’immagine di piazza Garibaldi. Questa Amministrazione, che ha dimostrato di avere a cuore i problemi della città e di impegnarsi a risolverli, come nel caso di piazza degli Affari, auspichiamo possa farsi carico anche di questo, adoperandosi nel contempo a risolvere, per quanto di sua competenza, la questione del palazzo della ex Banca Popolare di Lecco.
© RIPRODUZIONE RISERVATA