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Giovedì 04 Dicembre 2008
Sky, la Ue chiude il caso dell'Iva:
"Giusto armonizzare, meglio al 10%"
L'Unione europea chiude il caso Sky confermando che aveva sollecitato l'Italia ad applicare la stessa aliquota a tutte le tv. Anche se ha osservato il Fisco sarebbe stato opportuno applicare l'Iva ridotta. Ma Berlusconi ha accusato la sinistra: se l'avessi fatto mi avrebbero attacato perché avrei favorito Mediaset
Per la Commissione europea il caso Sky, prima ancora di essere stato aperto, è chiuso. Davanti alle misure prese dal governo italiano per armonizzare il tasso Iva applicato a Sky e alle tv via satellite, pari al 10%, e quello applicato alle emittenti sul digitale terrestre, al 20%, Bruxelles ha messo in chiaro che non verrà aperta quella procedura d'infrazione che sarebbe stata invece inevitabile qualora le richieste dei tecnici comunitari fossero rimaste senza risposta.
Anche se, a suo avviso, sarebbe stato meglio armonizzare i due tassi al ribasso, al 10%, come indicato in una lettera dell'11 aprile scorso. La portavoce per il Fisco, Maria Assimakopoulou, interpellata nel corso del briefing quotidiano, spiegato: "Il governo deve decidere se applicare a tutti il tasso del 10% o quello del 20%. La Commissione non ha una posizione su questo, anche perché la riduzione Iva è un'opzione e spetta al governo decidere a quanto fissarla. L'unica cosa che non può fare è tenerla diversa per lo stesso servizio".
"MEGLIO L'ALIQUOTA RIDOTTA"
Ma in una missiva dell'aprile scorso, la direzione generale per il Fisco si era detta "del parere che le trasmissioni via etere" debbano essere soggette ad una aliquota Iva "ridotta" e quindi "identica a quella applicata alle stesse trasmissioni tramesse utilizzando le piattaforme tecniche DVB-C (cavo) e DVB-S (satellite)".
In sostanza si chiedeva un allineamento dell'aliquota del digitale terrestre a quella del satellite e non il contrario.
Il carteggio tra la direzione generale Ue per il Fisco e Palazzo Chigi era iniziato nell'ottobre del 2007, quando l'inquilino era Romano Prodi.
IL RECLAMO MISTERIOSO
Assimakopoulou ha spiegato: "La Commissione ha ricevuto una reclamo (da Mediaset, ndr) nell'aprile del 2007 sul fatto che in Italia vengono applicati due tassi Iva diversi, in alcuni casi del 10% e in altri del 20%". Aggiungendo: "Come facciamo sempre davanti ai reclami, abbiamo analizzato la situazione". "Nella direttiva Iva - ha proseguito la portavoce - c'è un allegato in cui si parla della Tv satellitare, il che significa che si possono ridurre i tassi Iva sulla Tv, ma che occorre mantenere la neutralità fiscale. Il che significa che lo stesso servizio va tassato nello stesso modo. Fin dalla prima lettera di risposta, il governo italiano ha ammesso che non era stata rispettata la legge Ue e aveva promesso di cambiarla".
A chi le chiedeva se non si possano considerare diversi due servizi a seconda che siano sul satellite o sul digitale terrestre, la portavoce ha risposto: "A quanto ho capito, si vogliono applicare due tassi diversi per lo stesso servizio". La procedura "che seguiamo è quella che seguiamo in tutti i casi", ha proseguito, aggiungendo: "Noi chiediamo sempre informazioni quando abbiamo un reclamo. Se le informazioni non combaciano con la legge europea, chiediamo alle autorità di cambiare e se quelli sono pronti a cambiare, noi non apriamo la procedura".
L'AVVIO DELLA PROCEDURA
"Se le autorità italiane avessero cambiato la legge, avremmo aperto la procedura", ha aggiunto la portavoce, rispondendo così a chi le chiedeva perché sullo scambio di lettere ci sia stata una tale segretezza: "Noi informiamo il pubblico solo una volta che si apre il caso d'infrazione, e questo è stato solo un procedimento standard". "E' stata un procedura in piena trasparenza", ha aggiunto il portavoce della Commissione, Johannes Laitenberger. Assimakopoulou ha poi concluso: "Il caso è chiuso, poiché dal momento in cui le autorità hanno ammesso che c'è un problema e decidono di risolverlo, penso che la faccenda sia conclusa".
L'IRA DEL CAVALIERE
Berlusconi ha reagito duramente alla polemica sul riallineamento dell'aliquota dell'Iva. Evidente la sua ira sia per gli attacchi dell'opposizione che per il proseguimento della campagna televisiva di Sky che critica la misura governativa.
Il presidente del Consiglio è "il presidente di tutti gli italiani, una istituzione che deve governare il Paese, un uomo di Stato" che nella vicenda delle aliquote Iva a Sky non ha mai pensato di fare i propri interessi.
In questi termini Berlusconi ha replicato alle accuse della sinistra di voler avvantaggiare Mediaset dall'aumento dell'aliquota Iva per Sky, dicendo che "probabilmente questi signori ragionano con la loro testa e pensano che io faccia quello che avrebbero fatto loro al mio posto. Io sono un uomo di Stato, loro nella mia situazione avrebbero certamente fatto quello che dicono adesso, questa è la differenza".
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