
Questa volta basta davvero poco. Ci è chiesto uno sforzo minimo: quello di mandare, via mail, una cartolina per convincere il primo ministro Matteo Renzi che il restauro di Villa Manzoni “s’ha da fare”. E lo dobbiamo “fare” in fretta visto che la scadenza è martedì prossimo 31 maggio. L’iniziativa, lanciata dall’assessore alla cultura del Comune di Lecco, Simona Piazza, è molto opportuna ma servirà anche a misurare il reale attaccamento dei lecchesi alla villa del Caleotto.
Personalmente non sono molto convinto che Villa Manzoni sia conosciutissima dagli abitanti di Lecco e del suo territorio. Sarei pronto a scommettere che in un ipotetico quiz che chiedesse di indicare l’ubicazione delle Meridiane o della villa del Manzoni, il centro commerciale avrebbe sicuramente la meglio.
Del resto cosa dire, nell’abitazione del più grande scrittore italiano mica di ti vendono la pasta o i telefonini e, ora come ora, non puoi neanche mangiare un panino, dunque… E’ un’impressione, la mia, non certificata da elementi certi, ma suffragata da qualche indizio veritiero. Non molto tempo fa, un turista che chiedeva dove fosse la casa del Manzoni è stato mandato direttamente al nostro ospedale, che di Manzoni porta il nome, ma che non è certo la sua “casa”. Detto questo, resta il fatto che Villa Manzoni sia un luogo molto importante per la nostra città e che il suo restauro sia fondamentale per consentirci quel salto culturale e turistico di cui abbiamo bisogno.
Molte celebrità arrivate a Lecco hanno chiesto di visitare Villa Manzoni, quasi fosse una tappa inderogabile; lo ha fatto anche Umberto Eco, nell’ottobre del 2008, in occasione dell’assegnazione a lui riservata del Premio Manzoni alla carriera; ma tanti altri illustri personaggi hanno attraversato i cancelli della villa. Il critico Giancarlo Vigorelli ricordava, per esempio, di aver accompagnato negli anni Cinquanta, nientemeno che Carlo Emilio Gadda e sottolineava come l’autore della “Cognizione del dolore” fosse quasi intimorito ed emozionato di poter mettere piede nella dimora che era appartenuta al Manzoni. D’altra parte, proprio Gadda in un suo scritto sull’autore dei Promessi sposi - che adorava - gli consigliava ironicamente di darci una nuova edizione della sua storia, di attualizzarla insomma: “Camuffate Renzo da guidatore su pista e fategli declamare Nietzsche, svestite Lucia e fatele leggere Margueritte. Allora soltanto potrete sperare in un posto in Parnaso; mentre così, Don Alessandro (ma che avete mai combinato?) vi relegano nelle antologie del ginnasio inferiore per uso dei giovanetti un po’ tardi e dei loro pigri sbadigli”.
A Lecco ce la stiamo mettendo tutta per seguire il consiglio di Gadda e attualizzare l’opera di Don Lisander. Nel nome del Manzoni pop abbiamo persino portato sul palco del Teatro della Società Elio delle Storie Tese, nei panni di Renzo Tramaglino. Il Manzoni è un brand, come si dice oggi, su cui la nostra città deve puntare, magari convincendo anche qualcuno a leggerselo quel romanzo da noi ambientato. Ed in questo panorama la villa è uno snodo centrale. Se veramente riusciremo a farla diventare un parco letterario, sul modello di altri in Europa, avremo fatto un bel passo avanti. Dunque, mandiamola questa benedetta cartolina e, se non lo abbiamo ancora fatto, andiamo anche a vederla la villa del “padre” di Renzo e Lucia. Si trova proprio di fronte alle Meridiane, per chi non lo sapesse.
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