
A Mandello la sorpresa di Saliou Niang:
si allena con il fratello sul campo di casa
Il campione è reduce dall’esperienza in Nba Summer League con i Cleveland Cavaliers. Il presidente della Polisportiva, Dell’Era: «Ha cominciato qui, rivederlo è stato emozionante»
Mandello del Lario
Sì, non capita tutti i giorni di vedere un giocatore di Nba come Saliou Niang – e tale è stato a tutti gli effetti per questa Summer League 2025 disputata a Las Vegas con la canotta dei Clevaland Cavaliers che lo hanno scelto nel Draft 2025 come 58ª scelta – allenarsi sul campetto “di casa”. È capitato ieri pomeriggio a Mandello del Lario, alla palestra della Polisportiva arancioblù locale dove (non solo virtualmente) ha bussato alla porta Saliou, mandellese di crescita e di adozione, chiedendo di potersi allenare. E lo ha fatto al presidente del sodalizio lariano Ugo Dell’Era che, un po’ stupito ma felicissimo - riconoscendo in lui il bambino che qualche anno fa cominciò a palleggiare proprio in quella palestra – ha risposto: «Prego. Accomodati!». Lo racconta proprio il massimo dirigente della Polisportiva Mandello, che aggiunge: «Sì, la sua partenza agonistica è stata qui, poi dopo ha preso la sua strada e con le sue qualità, che sono effettivamente importanti, è arrivato dove è arrivato. Per me rivederlo è stato bello, emozionante. È arrivato, ha chiesto un paio d’ore di potersi allenare da solo, insieme al fratello Ibrahim che ora gioca a Morbegno, dopo essere cresciuto anche lui con noi alla Polisportiva. Peccato solo che, a un certo punto, lo abbiamo lasciato andare; perché non abbiamo più potuto fare la squadra di basket».
Un allenamento semplice, letteralmente “in famiglia” allora. «Sì, si è allenato da solo col fratello e per due ore si è messo a tirare, ad andare sottocanestro e a palleggiare. No, mi sembra sempre un ragazzo alla mano, cioè alla portata di tutti. Un giovane tranquillo disponibile con tutti. Secondo me non è cambiato per niente, anche se ha provato coi Cleveland. Poi gli abbiamo chiesto com’è la situazione in America.
Lui ci ha risposto che il basket è uguale dappertutto e che per quanto riguarda il gioco non cambia niente. Però là ci sono delle strutture che, secondo lui, sono strutture eccezionali, ed è seguito tantissimo. Quindi è tutta un’altra cosa in America. Sia allenatori che medici, ha detto che lo seguono ogni momento».
Un ritorno silenzioso, quasi sotto-traccia: «Sì - continua Dell’Era - anche perché non lo sapeva nessuno. Lui ha chiamato solo me, chiedendomi se poteva utilizzare la palestra per fare due ore di allenamento. Io non l’ho detto a nessuno. Autografi? No, no, mi sono fatto firmare niente (ride, ndr). Piuttosto: gli ho chiesto se avrebbe avuto ancora bisogno della palestra e lui mi ha risposto che sì, ne avrebbe avuto bisogno più avanti. Mi ha detto anche che mercoledì sarebbe poi partito con la Nazionale (Pozzecco, il coach azzurro lo ha inserito nella lista dei 18 della pre-selezione in vista degli Europei che inizieranno il prossimo fine agosto, ndr); ed è stata anche quella una grande soddisfazione; come vederlo nell’Nba. E anche ora che è passato alla Virtus Bologna. Io lo avevo già visto giocare dal vivo a Milano, quando è venuto con Trento. Ma lui è rimasto lo stesso, un ragazzo davvero alla mano».
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